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Castelfranco Veneto, 28.03.2018

La Associazione Soci Banche Popolari non condivide la decisione del GUP del Tribunale di Roma, Dott. Lorenzo Ferri – con la quale ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalla difesa di Consoli a favore del Tribunale di Treviso – in quanto lo spostamento del processo per aggiotaggio ed ostacolo alla vigilanza agli ex vertici di Veneto Banca da Roma a Treviso, oltre ad allungare ulteriormente i tempi della giustizia, di certo comporterà un maggiore rischio di prescrizione dei reati.

Senza voler entrare nel merito della decisione oramai presa, questa di fatto pregiudica ulteriormente gli oltre 4.200 Risparmiatori beffati, che si erano costituiti parte civile nel processo penale romano, con il rischio molto concreto di non vedere alcuna condanna per i responsabili del collasso di Veneto Banca, ora in liquidazione coatta amministrativa.

Ciò nonostante, ci si auspica che il Tribunale di Treviso, investito in questi giorni della decisione sullo stato di insolvenza di Veneto Banca, decida in senso favorevole, affinché possa aprirsi la strada ai reati fallimentari di bancarotta, con tempi di prescrizioni molto più lunghi, che ben potrebbe costituire un filone accusatorio unico ai già contestati reati di aggiotaggio ed ostacolo alla vigilanza. In tal modo, si aprirebbe una speranza in più per i Risparmiatori, che potrebbero confidare nella condanna di coloro che hanno male amministrato la banca fino al crac.

Ad ogni modo, speriamo che la Tribunale di Treviso in tempi celeri riesca a fissare la nuova udienza preliminare, e soprattutto che il GUP trevigiano investito della questione accolga la richiesta di citazione del responsabile civile di Banca Intesa, come fatto a suo tempo dal GUP romano.

Attendiamo, infine di conoscere gli esiti dell’altro processo parallelo, quello contro gli ex vertici di Banca Popolare di Vicenza, pendente avanti al GUP del Tribunale di Vicenza, Dott. Roberto Venditti; non vorremmo che, “beffa nella beffa”, si decidesse in senso contrario magari spostando, per qualche “cavillo di competenza”, il processo da Vicenza a Roma (o addirittura Milano).

Come sempre finora fatto, l’ Associazione cercherà comunque di tenere informati tutti i nostri Associati sugli esiti dell’uno e dell’altro processo penale, e continuerà a lottare ed a non mollare finché sarà aperta la strada e la speranza di ottenere Giustizia!

Cordiali saluti.

Avv Pietro Guidotto

Segretario Associazione Soci Banche Popolari

Processo penale contro gli ex vertici di VENETO BANCA, Consoli, Trinca & C.:

Resoconto udienza del 02.03.2018

Dopo l’autorizzazione del GUP di Roma, Dott. Lorenzo Ferri, a citare come responsabile civile BANCA INTESA SAN PAOLO, all’udienza del 02.03.2018 quest’ultima si è costituita con l’Avv. Paola Severino, ex Ministro della Giustizia del Governo Monti, la quale ha chiesto l’estromissione di Intesa dal processo, ritenendo la sua chiamata del tutto illegittima ed infondata, da un lato a fronte del fatto che il Decreto-Legge n. 99/2017 avrebbe escluso espressamente ogni responsabilità di Intesa per i danni patiti dagli azionisti/obbligazionisti dalle due banche venete, in quanto non vi è stata – a suo dire – alcuna cessione d’azienda; dall’altro sostenendo che Intesa andrebbe invece “ringraziata” per aver salvato gli sportelli, i dipendenti ed i correntisti, e che il sacrificio dei Risparmiatori sarebbe stata una “scelta obbligata”, non certo di Intesa, ma dello Stato in un’ottica di salvaguardia di tutto il sistema bancario ed economico.

L’udienza è poi proseguita con un continuo attacco e contrattacco, non tra accusa e difesa come ci si potrebbe aspettare in un processo penale, bensì tra le numerose parti civili ed il responsabile civile Intesa.

Come se ciò non bastasse, in questo scenario molto teso, si è presentata con l’Avv. Mucciarelli anche Veneto Banca in Liquidazione Coatta Amministrativa, rimasta finora estranea al processo malgrado la sua veste di persona offesa, la quale ha spiegato intervento volontario come responsabile civile al posto di Intesa chiedendone pertanto l’estromissione.

Stupefacente, per non dire quasi inverosimile, il risultato che ne è derivato: Veneto Banca in Liquidazione Coatta Amministrativa che interviene volontariamente nel processo penale come responsabile civile solo per escludere che possa risponderne anche Banca Intesa. Un intervento quasi concordato: stessi argomenti, stesse analisi, stesse richieste anche da parte della banca trevigiana, impegnatissima ad escludere ogni coinvolgimento di Intesa.

Insomma un intervento a gamba tesa nello scenario di un processo che con molta fatica, ed anche un certo coraggio, il GUP romano sta portando avanti per dare risposta alle numerose domande di giustizia delle molte parti civili costituite, che rimette ancora una volta nelle mani del Giudice la difficile decisione tra superare le eccezioni e le richieste di estromissione formulate da Intesa, oppure porre la questione di illegittimità costituzionale del noto Decreto-Legge n. 99 del 25.06.2017.

Vedremo cosa accadrà alla prossima udienza già fissata per il prossimo 09.03.2018, ove verrà trattata anche la tanto attesa questione di incompetenza territoriale del Tribunale di Roma a favore del Tribunale di Treviso o forse di altri fori. Come vedete il processo sta piano piano entrando nel vivo delle questioni e ci si auspica che in breve tempo si possa chiudere la fase dell’udienza preliminare e passare alla successiva fase del dibattimento.

Ad ogni modo, visto che bisogna aspettarsi di tutto, per non farsi cogliere impreparati, Vi comunico che nel corso dell’ultima udienza sono stati chiesti sequestri cautelativi per una somma di oltre 300 milioni di euro a carico dell'ex Presidente Flavio Trinca, dell'ex Ad Vincenzo Consoli, degli ex Sindaci Diego Xausa e Michele Stiz su tutti i loro beni anche donati o conferiti in fondi patrimoniali, compreso il sequestro di tutti i loro conti correnti, titoli ed azioni, insomma su tutto quanto da loro detenuto. Speriamo che il GUP accolga tale richiesta in modo da avere qualche speranza in più sul recupero e futuro risarcimento dei danni cagionati dai reati contestati.

AVVISO PER COLORO CHE NON SI SONO ANCORA COSTITUITI PARTE CIVILE

Invito tutti i Risparmiatori che fino ad oggi non si sono ancora costituiti parte civile e che abbiano interesse a farlo (anche per tenersi aperta l’opportunità di poter ottenere un risarcimento nel processo penale), a contattarmi urgentemente per predisporre l’atto di costituzione di parte civile per la prossima ed imminente fase del dibattimento, che rappresenta l’ultimo e definitivo termine entro il quale è possibile ancora costituirsi parte civile.

Cordiali saluti.

Avv. Pietro Guidotto



Aggiornamento processo penale contro gli ex vertici di BANCA POPOLARE DI VICENZA, Zonin & C.

Resoconto udienza del 17.02.2018

Sabato 17.02.2018 è proseguito il processo contro gli ex vertici di Banca Popolare di Vicenza, Zonin & Co.

A seguito dell’autorizzazione del GUP di Vicenza a citare nel presente processo penale Banca Popolare di Vicenza in Liquidazione Coatta Amministrativa, quest’ultima si è costituita e sarà chiamata a risarcire gli azionisti/obbligazionisti in caso di condanna penale degli imputati per i reati loro ascritti.

Chiaramente sarebbe stato meglio avere Banca Intesa come responsabile civile, istituto di certo molto più capiente e solvibile, tuttavia, come è noto il GUP di Vicenza ha preso una decisione diametralmente opposta rispetto al GUP di Roma nel processo parallelo contro gli ex vertici di Veneto Banca (Trinca, Consoli e altri).

Ad ogni modo, ci si auspica che i sequestri di questi giorni, fatti a seguito delle richieste delle parti civili e da parte della Guardia di Finanza su istanza della Procura per svariati milioni di euro, oltre alle revocatorie che verranno ulteriormente richieste al GUP, raccolgano quel che serve per poter ristorare dignitosamente tutti i Risparmiatori costituti parte civile.

Entrando poi nel dettaglio l’udienza di sabato è proseguita con numerose eccezioni sollevate dalle difese degli imputati, in particolare è stata sollevata l’incompetenza per territorio del Tribunale di Vicenza a favore in via principale del Tribunale di Roma, ed in via subordinata del Tribunale di Milano.

Alla base di tali eccezioni, le difese hanno sostenuto che essendo il reato di ostacolo alla vigilanza preminente rispetto agli altri in quanto più grave, siffatto reato si sarebbe consumato in Roma, sede della Banca d’Italia, a seguito dell’invio alla medesima delle false comunicazioni e dei falsi bilanci, non di certo in Vicenza durante le ispezioni, come invece risulterebbe dalla prospettazione accusatoria della Procura.

In subordine, non sarebbe comunque competente il Tribunale di Vicenza, bensì quello di Milano sede della Consob, dando così rilevanza al reato di falso in prospetto come più grave, sul presupposto che tale reato si sarebbe consumato con l’invio del falso prospetto informativo all’Autorità di vigilanza.

Su queste ed altre eccezioni il GUP si è riservato di decidere alla prossima udienza.

Come se ciò non bastasse, nel corso dell’udienza è altresì emerso che la Procura avrebbe concluso le indagini, scaturite dal medesimo materiale probatorio finora raccolto, in relazione all’altro filone accusatorio, di cui però ancora non si conoscono i nomi degli imputati (che potrebbero essere gli stessi o altri) né i reati contestati.

In linea di massima sembrerebbe trattarsi dell’altro ramo dell’indagine riguardante le ipotesi di bancarotta a carico di Zonin ed altri.

Orbene alla luce di ciò, anche in ragione dell’economia processuale per evitare due udienze preliminari, il GUP ha rinviato l’udienza al prossimo 21.04.2018 per valutare la possibilità di riunire il presente procedimento con quello che verrà a breve promosso per bancarotta ed altri nuovi reati nei confronti degli ex vertici di Banca Popolare di Vicenza, dando la possibilità ai Risparmiatori di costituirsi parte civile entro tale data anche per i nuovi reati.

AVVISO PER COLORO CHE NON SI SONO ANCORA COSTITUITI PARTE CIVILE

Invito tutti i Risparmiatori che fino ad oggi non si sono ancora costituiti parte civile e che abbiano interesse a farlo (anche per tenersi aperta l’opportunità di poter ottenere un risarcimento dal responsabile civile Banca Popolare di Vicenza s.p.a. in Liquidazione Coatta Amministrativa), a contattarmi il prima possibile per predisporre l’atto di costituzione di parte civile ed essere pronti a depositarlo per la prossima ed imminente fase del dibattimento, che rappresenta l’ultimo e definitivo termine entro il quale è possibile ancora costituirsi parte civile.

Cordiali saluti.

- Avv. Pietro Guidotto



Aggiornamento processo penale contro gli ex vertici di BANCA POPOLARE DI VICENZA, Zonin & C.

Resoconto udienza del 08.02.2018

Giovedì 08.02.2018 il GUP del Tribunale di Vicenza ha sciolto la riserva in merito alle richieste, svolte dalle parti civili nell’udienza precedente del 03.02.2018, di citazione nel presente procedimento penale dei vari soggetti ritenuti responsabili civili, e quindi astrattamente chiamati a risarcire in caso di condanna degli imputati le numerose parti civili.

Purtroppo, a differenza di quanto avvenuto a Roma, nel processo parallelo contro gli ex vertici di Veneto Banca (Trinca, Consoli e altri), ove il GUP romano sulla base degli stessi elementi ha ammesso ed autorizzato la citazione di BANCA INTESA quale responsabile civile, il GUP di Vicenza ha ritenuto di non ammettere la citazione di Intesa quale responsabile civile, prendendo in tal modo una decisione diametralmente opposta.

L’ordinanza con la quale il GUP di Vicenza, Dott. Roberto Venditti, ha escluso la citazione di Banca Intesa quale responsabile civile, parte dal presupposto che la responsabilità in sede processuale a carico di chi non è responsabile diretto di un reato, deve trovare fondamento in una norma giuridica e non in un’obbligazione contrattuale. “Per poter ipotizzare che del fatto illecito possa rispondere nel processo penale quale responsabile civile, un soggetto diverso dal suo autore – si legge nell’ordinanza – è necessario che la fonte dell’obbligo sia posta direttamente dalla legge, mentre è esclusa la possibilità di citare il responsabile civile se la responsabilità per il fatto altrui abbia fonte contrattuale”. Inapplicabile la responsabilità diretta “per l’elementare rilievo che i crediti risarcitori troverebbero titolo in condotte poste in essere prima della cessione dell’azienda e delle stesse dovrebbe rispondere la cedente”. Il Giudice rileva quindi come il contratto di cessione concluso tra le parti escluda espressamente “i debiti derivanti dalla commercializzazione di azioni e obbligazioni subordinate”.

Certo, il Codice civile prevede il subentro del cessionario dell’azienda anche nei debiti del cedente, ma lo condiziona al fatto che essi siano iscritti nei libri contabili: “poiché non risulta che il debito risarcitorio nei confronti delle parti civili fosse stato iscritto come tale nei libri contabili obbligatori di Banca Popolare di Vicenza, o che vi fosse un fondo rischi specificamente istituito a tal fine, deve escludersi che l’obbligazione risarcitoria facente capo al cedente quale responsabile civile per i danni cagionati da reati ipotizzati a carico dei suoi dirigenti o dipendenti si sia trasferita in capo al cessionario (o, meglio, gravi solidalmente anche in capo a questa ex art. 2560 comma 2 c.c.) in base alle norme civilistiche generali”.

Circa poi il fatto che, come rilevato dalle difese delle parti civili sulla scorta di un noto filone dottrinale, in un’ottica tesa alla più ampia tutela dei creditori, l’acquirente di una azienda potrebbe essere chiamato a rispondere anche dei debiti aziendali da lui concretamente conosciuti come tali, indipendentemente dalla loro iscrizione nelle scritture contabili, cosicché si potrebbe sostenere che essendo notoria l’esistenza del contenzioso avviato dai soci di Banca Popolare di Vicenza nei confronti della Banca, Intesa Sanpaolo non potesse ignorare l’esistenza dei crediti risarcitori da questi vantati, il GUP di Vicenza esclude comunque siffatta impostazione di corresponsabilità tra cedente e cessionario, ritenendo che l’acquisto non possa implicare un trasferimento ipso iure al cessionario di obbligazioni risarcitorie future ed incerte, non esposte in cantabilità né conoscibili nella loro esatta consistenza.

Quanto invece alla questione di legittimità costituzionale del Decreto-Legge n. 99/2017, il GUP definisce “le richieste generiche e prive dei requisiti” di legge “in quanto non specificano né quali parametri costituzionali sarebbero violati, né quali norme del d.l. sarebbero con essi in contrasto” e “non consentono di valutarne la rilevanza e la non manifesta infondatezza”, e comunque, precisa il Giudice, la questione non risulterebbe rilevante nel giudizio in corso, in quanto “la ragione discende dalla circostanza che l’atto normativo del quale viene lamentata l’incostituzionalità non costituisce la fonte dell’esclusione in capo al cessionario, poiché tale esclusione discende unicamente dagli accordi contenuti nel contratto di cessione d’azienda stipulato il 26.06.2017”. L’atto normativo, ovverosia il D.L. n. 99/2017, rappresenta invece il presupposto di tale contratto di cessione d’azienda, volto a indirizzare e delimitare i poteri dei commissari liquidatori, ed a fornire garanzie al cessionario in ordine al perimetro di responsabilità trasferite con l’azienda ceduta. “L’irrilevanza della ipotetica illegittimità costituzionale del d.l. è quindi evidente – precisa il Giudice – perché quand’anche fosse dichiarato illegittimo nella parte relativa alla delimitazione dell’oggetto della cessione o in una qualsiasi delle sue parti, ciò per un verso giammai determinerebbe la perdita di efficacia dell’accordo, il quale rimarrebbe valido e produttivo dei suoi effetti giuridici, tanto tra le parti contraenti quanto nei confronti dei terzi creditori”.

Ciononostante, per il GUP di Vicenza può essere invece citata Banca Popolare di Vicenza s.p.a. in Liquidazione Coatta Amministrativa, responsabile ai sensi dell’articolo 2049 del codice civile: il responsabile civile per i fatti contestati agli imputati “deve essere individuato nell’istituto di credito al servizio del quale essi agivano in qualità di amministratori e dipendenti”.

Il Giudice ha altresì escluso sindaci, società di revisione, dipendenti, esperti, Banca Centrale Europea e Banca Nuova che non hanno titolo per rispondere del fatto altrui.

Esclude anche Consob e Banca d’Italia, “istituzioni incaricate a vario titolo di compiti di vigilanza ed intervento sul mercato finanziario e sugli istituti di credito, ma non gravate di alcuna forma legale di responsabilità civile per fatto altrui, e quanto alla seconda già costituita parte civile in quanto individuata quale titolare del bene giuridico protetto dall’art. 2638 cod. civ., e quindi in posizione processuale ontologicamente incompatibile con l’assunzione della qualità di responsabile civile”: la loro chiamata in causa per la presunta omessa vigilanza è “inconferente con le ipotesi di reato contestate nel presente procedimento”, oltre al fatto che per tali motivi il GUP di Vicenza ha altresì rigettato la richiesta di acquisire gli atti della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, “in quanto formulata con la finalità di trasformare, impropriamente e al di fuori di qualsiasi regola processuale, una parte offesa in responsabile civile per il fatto altrui”.

Successivamente, la difesa di Zonin, insieme alle difese degli altri imputati, hanno sollevato numerose eccezioni processuali.

In primis hanno chiesto la distruzione di numerose intercettazioni telefoniche avvenute tra gli imputati ed i loro rispettivi difensori, trattandosi di comunicazioni  illegittime a fronte del divieto, sancito dall’art. 103 c.p.p., di intercettazione fra cliente ed avvocato. In secondo luogo, hanno eccepito la nullità del decreto di citazione a giudizio, in quanto l’attività di indagine della Procura della Repubblica di Vicenza sarebbe proseguita fino allo scorso dicembre, e quindi dopo l’avviso di chiusura delle indagini avvenuta a Luglio 2017.

In particolare – a dire degli imputati – con il deposito di quattro faldoni di atti successivi all’interrogatorio di alcuni imputati, interrogatorio reso alla fine di Settembre 2017, sarebbe stato palesemente violato il loro diritto di difesa, in quanto al momento dell’interrogatorio il materiale probatorio ed accusatorio non era completo, ragion per cui il rinvio a giudizio sarebbe nullo ed illegittimo, basandosi su un avviso di chiusura indagini relativo ad atti di indagine non ancora terminati e comunicati.

Infine sono state depositate dalle parti civili numerose istanze di sequestro di beni e conti correnti intestati agli imputati, per una richiesta risarcitoria complessiva di circa un miliardo di euro, sulle quali il GUP si pronuncerà alla prossima udienza, riservandosi di decidere anche in ordine alle eccezioni di cui sopra formulate dagli imputati.

La prossima udienza è quindi fissata per sabato 17.02.2018, nella quale verrà chiamata quale responsabile civile Banca Popolare di Vicenza s.p.a. in Liquidazione Coatta Amministrativa, la quale – in caso di condanna degli imputati per i reati loro ascritti – sarà chiamata a risarcire in solido i numerosi danni cagionati alle parti civile costituite nel presente processo penale, a seguito dell’azzeramento e svalutazione delle azioni/obbligazioni.

AVVISO PER COLORO CHE NON SI SONO ANCORA COSTITUITI PARTE CIVILE

Come già detto, a fronte della decisione del GUP di Vicenza di non accogliere più richieste di costituzione di parte civile fino all’apertura del dibattimento, per evitare ulteriori lungaggini nello svolgimento dell’udienza preliminare – che come vedete si sta svolgendo velocemente con rinvii d’udienza da una settimana all’altra – per chi non si fosse ancora costituito Vi sarà a breve l’ultima possibilità, ripeto l’ultima e definitiva possibilità di farlo non appena si esaurirà la fase dell’udienza preliminare e si aprirà il dibattimento, che segna il momento oltre il quale non è più possibile costituirsi parte civile. Pertanto invito tutti i Risparmiatori che fino ad oggi non si sono ancora costituiti parte civile e che abbiano interesse a farlo (anche per tenersi aperta l’opportunità di poter ottenere un risarcimento dal responsabile civile Banca Popolare di Vicenza s.p.a. in Liquidazione Coatta Amministrativa), a contattarmi urgentemente per predisporre l’atto di costituzione di parte civile ed essere pronti a depositarlo per la prossima ed imminente fase del dibattimento, che come detto e ripetuto rappresenta l’ultimo e definitivo termine entro il quale è possibile ancora costituirsi parte civile.

Cordiali saluti.

- Avv. Pietro Guidotto



Aggiornamento processo penale contro gli ex vertici di BANCA POPOLARE DI VICENZA, Zonin & C.

Resoconto udienza del 03.02.2018

Sabato 03.02.2018 il GUP del Tribunale di Vicenza ha sciolto la riserva presa nelle scorse udienze, in relazione all’ammissibilità delle costituzioni di parte civile depositate, a seguito delle eccezioni e questioni preliminari sollevate

dagli imputati, qui di seguito riassunte:

  1. Secondo gli imputati chi ha accettato a suo tempo l’Offerta Pubblica di Transazione (OPT) non ha titolo ad essere parte del presente procedimento, in quanto con la ricezione del ristoro parziale (€ 9,00 per azione) e la firma dell’accordo transattivo avrebbe espressamente manifestato la propria volontà di non voler fare più causa alla Banca, ai suoi amministratori, presenti, passati e futuri, alle società di revisione, ecc.;
  2. Sempre secondo gli imputati, anche chi non ha accettato l’OPT non avrebbe titolo astratto ad essere parte del processo penale per quel che concerne il reato di ostacolo alla vigilanza, in quanto l’unica persona offesa dovrebbe essere ravvisata nell’Autorità di Vigilanza, non certo negli azionisti che da tale ostacolo non avrebbero avuto – a dire degli imputati – alcun danno né diretto né indiretto;
  3. Sempre secondo gli imputati non vi potrebbe essere nemmeno costituzione di parte civile per il reato di falso in prospetto, in quanto l’ente Banca risponderebbe solo per un mero illecito organizzativo (punito con una sanzione pecuniaria) dipendente dal reato commesso dai propri amministratori, così come previsto dal D.l.vo n. 231/2000, ragion per cui non trattandosi di reato ma di illecito amministrativo non troverebbe applicazione l’art. 185 cod. penale laddove prevede che: “Ogni reato, che abbia cagionato un danno patrimoniale o non patrimoniale, obbliga al risarcimento il colpevole e le persone che, a norma delle leggi civili, debbono rispondere per il fatto di lui”, in considerazione quindi del fatto che siffatta norma richiede l’esistenza di un reato non certo di un mero illecito amministrativo.
  4. Sempre secondo gli imputati, non potrebbero nemmeno costituirsi parte civile coloro che hanno acquistato azioni ed obbligazioni successivamente ai fatti per cui è processo, con esclusione quindi di tutti coloro che hanno fatto acquisti dopo l’Aprile 2015, non essendoci alcun nesso causale con le condotte penalmente rilevanti degli imputati e la perdita/svalutazione dei titoli nel periodo successivo alla loro uscita dai vertici della Banca.
  5. Sempre secondo gli imputati, non potrebbero costituirsi parte civile gli enti esponenziali, quali associazioni dei consumatori ed associazioni di categoria, in quanto non avrebbero tali enti alcun interesse concreto nella vicenda oltre al fatto che non avrebbero peraltro subito alcun danno, né diretto né indiretto, dai reati contestati.

Orbene, quanto al punto a), ovverosia sulla possibilità di costituirsi parte civile di coloro che hanno sottoscritto un accordo transattivo con Banca Popolare di Vicenza – a differenza di quanto statuito dal GUP di Roma nel processo parallelo contro gli ex vertici di Veneto Banca – il GUP di Vicenza ha accolto la richiesta di esclusione degli stessi formulata dagli imputati.

Rileva infatti il Giudice di Vicenza che con l’adesione e sottoscrizione dell’Offerta Pubblica di Transazione (OPT), tali azionisti si sono impegnati, a fronte del riconoscimento di un indennizzo predeterminato, fisso, forfettario e onnicomprensivo (€ 9 per azione), a rinunciare incondizionatamente a qualsiasi pretesa risarcitoria in sede penale e civile; rinuncia espressa e piena che riguarda non solo le azioni comprese nel periodo compreso dal 01.01.2007 al 31.12.2016, bensì anche quelle acquistate prima del 01.01.2007 o ricevute per donazione (come peraltro indicato espressamente all’art. 6 del Regolamento dell’Offerta di Transazione).

Pertanto, per il Giudice – si legge nell’ordinanza – “tali parti civili devono evidentemente essere escluse dal presente processo, in quanto l’espressa rinuncia a qualsiasi azione risarcitoria nei confronti dell’istituto di credito, dei suoi amministratori o dipendenti (rinuncia che riguarda quindi tutti gli odierni imputati) determina il venir meno dello stesso diritto al risarcimento del danno, e conseguentemente la perdita di legittimazione ad agire nel processo penale per vedere riconosciuta una pretesa sostanziale non più azionabile”.

Quanto poi alle eccezioni formulate dalle parti civili in relazione al fatto che l’accordo transattivo sarebbe venuto meno a fronte dell’inadempimento della Banca stessa (che con la messa in Liquidazione Coatta Ammnistrativa ha conseguentemente determinato il venir meno delle azioni stesse che oggi non valgono più nulla, trattandosi all’evidenza di “carta straccia”), il Giudice ha lasciato comunque una strada aperta disponendo che le pretese invalidità del contratto transattivo, eccepite da alcune parti civili per sostenere la attuale legittimità degli atti di costituzione in quanto fondati su diritti soggettivi ancora esigibili, non hanno pregio in questa sede ma dovranno farsi valere in sede giudiziaria civile affinché siano riconosciute e dichiarate.

Quindi chi ha accettato la Transazione non ha titolo per costituirsi parte civile nel presente processo penale, a meno che non faccia valere l’invalidità della Transazione, in diversa sede giudiziaria civile, e colà ottenga pronuncia di risoluzione ed annullamento dell’accordo a suo tempo sottoscritto, in modo da poter quindi avere titolo e legittimazione a costituirsi parte civile in vista del dibattimento.

Quanto al punto b), al punto c), ovverosia sulla possibilità dei Risparmiatori di costituirsi parte civile per i reati di ostacolo alla vigilanza e di falso in prospetto, oltre che per il reato di aggiotaggio (per il quale peraltro non sono state sollevate eccezioni e/o contestazioni), il GUP di Vicenza ha ammesso la costituzione di parte civile per tutti e tre i reati contestati agli imputati persone fisiche.

Si legge infatti nell’ordinanza, “è indiscutibile che per potersi affermare danneggiati dal delitto di cui all’art. 2638 c.c. (ostacolo alla vigilanza) si debba fornire la prova positiva della derivazione causale del pregiudizio patrimoniale da una condotta che, a differenza del delitto di aggiotaggio, non è immediatamente percepibile da parte del potenziale investitore (come lo è invece la diffusione di informazioni mendaci in ordine alla situazione patrimoniale dell’istituto di credito) … … … le vicende che interessavano la Banca Popolare di Vicenza sotto il profilo patrimoniale e finanziario, portandola allo stato di dissesto e, oggi, alla procedura liquidatoria, derivavano in via diretta dall’avere gli imputati ostacolato l’organo di vigilanza preposto al controllo, impedendogli l’esercizio delle sue prerogative e, sempre quale diretta conseguenza, l’adozione di quelle misure necessarie a impedire il verificarsi di eventi pregiudizievoli in danno dello stesso istituto di credito e, contemporaneamente, dei suoi azionisti e obbligazionisti”.

Sulla scorta di ciò il GUP ha quindi ritenuto condivisibile, sotto il profilo descrittivo della condotta materiale, l’affermazione delle parti civili dell’esistenza di un danno causalmente loro derivante proprio da tali condotte ostruzionistiche.

Del pari il Giudice ha ammesso la costituzione di parte civile anche per il reato di falso in prospetto, anche a favore dei Risparmiatori che non hanno direttamente acquistato azioni e/o partecipato agli aumenti di capitale in relazione ai prospetti falsi per i quali è processo. Rileva infatti il GUP che “il reato di falso in prospetto, non diversamente da quello di aggiotaggio informativo, è fattispecie istantanea produttiva di effetti idonei a protrarsi nel tempo, in quanto la diffusione a un pubblico indeterminato di notizie non veritiere relative al collocamento di prodotti finanziari determina effetti distorsivi della realtà che non si esauriscono con la pubblicazione del prospetto informativo, ma mantengono la loro efficacia decettiva per un lasso temporale variabile a seconda delle particolari, e non determinabili a priori, circostanze del caso concreto”. Ciò significa che, se da un lato il sottoscrittore di un aumento di capitale possa lamentare un danno diretto derivante dal relativo prospetto falso, dall’altro anche il Risparmiatore che si sia determinato ad acquistare azioni in epoca successiva al prospetto falso, può lamentare di aver subito un danno, avendo evidentemente basato le proprie valutazioni di convenienza dell’operazione proprio sul falso prospetto informativo medesimo.

Per completezza, anche se non vi erano contestazioni sul punto, il GUP ha ammesso la costituzione di parte civile anche per il reato di aggiotaggio, sulla scorta del fatto che gli imputati, secondo la prospettazione accusatoria,

avrebbero diffuso notizie false e realizzato operazioni simulate tali da fornire agli investitori, esistenti o futuri, privati o istituzionali, un’immagine non veritiera delle condizioni patrimoniali e finanziarie dell’istituto di credito.

Quanto al punto d), ovverosia sulla possibilità di costituirsi parte civile per gli azionisti ed obbligazionisti subordinati relativamente agli acquisti eseguiti dopo il mese di Aprile 2015, quindi in epoca successiva alle condotte penali contestate nel presente processo, il GUP li ha comunque ammessi rimettendo interamente la questione relativa alla prova del danno da loro lamentato, quale conseguenza diretta dei reati, alla valutazione del giudice di merito nella fase del dibattimento.

Quanto al punto e), ovverosia sulla possibilità di costituirsi parte civile per gli enti esponenziali, quali associazioni dei consumatori ed associazioni di categoria, il GUP ha ammesso solo “Confconsumatori”, “Federconsumatori”, “Adusbef” e “Cittadinanzattiva Onlus”, rigettando tutte le altre.

Sono state pertanto escluse numerose associazioni ed enti fra cui: “Comune di Schio”, “Movimento Difesa Del Cittadino Friuli Venezia-Giulia”, “Unione Nazionale Consumatori”, “Comitato Regionale Del Veneto Dell’unione Nazionale Consumatori”, “Noi Che Credevamo nella Banca Popolare di Vicenza”, “Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Padova”.

Pertanto, tolti gli esclusi (persone fisiche, enti ed associazioni), ad oggi le parti civili ammesse sono poco più di 5.000.

Dopodiché, state svolte dagli avvocati delle parti civili, compreso lo scrivente, le richieste di citazione nel presente procedimento penale dei vari soggetti ritenuti responsabili civili, e quindi astrattamente chiamati a risarcire in caso di condanna degli imputati le numerose parti civili.

Orbene, per quello che mi riguarda, ho chiesto al GUP di chiamare quali responsabili civili i seguenti soggetti (richiesta che ha chiaramente trovato l’avvallo anche di molte altre parti):

  • INTESA SAN PAOLO
  • Banca Popolare di Vicenza s.p.a. in Liquidazione Coatta Amministrativa;

nonché le compagnie assicurative degli ex vertici BPVi, Zonin & Co., ovverosia le seguenti:

  • CHUBB Insurance Company of Europe;
  • ZURICH Insurance plc;
  • CNA Insurance Company;
  • ACE European Group Limited.

Le motivazioni addotte alla base della richiesta di citare BANCA INTESA si possono così riassumere .

A fronte della cessione del ramo “buono” d’azienda di Banca Popolare di Vicenza ad Intesa, ritengo che questa debba rispondere in virtù dei principi inderogabili che sono alla base del contratto di cessione d’azienda, nel senso che la società cessionaria dell’azienda debba comunque rispondere dei debiti connessi e collegati a siffatti cessione, non potendosi derogare a tali principi cardine del sistema, con un Decreto-Legge che escluda e limiti siffatta responsabilità.

Applicando infatti le norme ordinarie che regolano la cessione d’azienda, la cessionaria diventa responsabile dei debiti della cedente laddove abbia conoscenza della situazione debitoria della cedente: nel nostro caso deve ritenersi pacifico che Intesa fosse a conoscenza dei debiti e delle pretese risarcitorie oggi fatte valere dalle parti civili.

Altra questione a sostegno della chiamata nel presente processo di Intesa riguarda il fatto che la cessione d’azienda è avvenuta – come è noto – al prezzo simbolico di 1 euro, ragion per cui è impensabile che, in un normale sistema di cessioni tra aziende private, la cessionaria possa acquisire solo la parte buona, lasciando praticamente tutti i debiti nella cedente, senza la corresponsione di alcunché, senza monetizzare tale cessione, con ciò quindi “svuotando” di fatto la banca cedente, il che non fa altro che aumentare i dubbi e le perplessità sulla legittimità del D.L. 99/2017.

Del resto, se non ci fosse stato l’intervento della Politica con il noto D.L. 99/2017, oggi saremmo di fronte ad ipotesi di bancarotta fraudolenta.

Il quesito al quale il GUP dovrà rispondere per valutare se ammettere oppure no la chiamata di Intesa dovrà essere il seguente: può lo Stato derogare ed introdurre un’eccezione al principio cardine ed inderogabile che regola le norme ordinarie disciplinanti la cessione di aziende, con precipuo riferimento al fatto di escludere la società cessionaria da qualsivoglia responsabilità ? e se sì entro che limiti ? e se sì è una possibilità costituzionalmente legittima ?

Pertanto, in via principale ho richiesto la citazione di Intesa quale responsabile civile ai sensi del contratto di cessione d’azienda ed in subordine, qualora il Giudice ritenga di non citarla, ho sollevato la questione di legittimità costituzionale del D.L. 99/2017 con precipuo riferimento all’art. 3 comma 1 lettera b nella parte in cui esclude dalla cessione “i debiti delle Banche nei confronti  dei  propri  azionisti  e obbligazionisti   subordinati   derivanti   dalle    operazioni    di commercializzazione di azioni o obbligazioni subordinate delle Banche o dalle violazioni della normativa sulla prestazione dei  servizi  di investimento   riferite   alle   medesime   azioni   o   obbligazioni subordinate”.

Vedremo se il GUP di Vicenza adotterà la stessa decisione del GUP di Roma (nel processo parallelo contro gli ex vertici di Veneto Banca), autorizzando la chiamata di BANCA INTESA come responsabile civile.

Oltre alle suddette chiamate sono state richieste le citazioni come responsabili civili anche di: Banca d’Italia, Consob, società di revisione KPMG s.p.a., dei membri del Collegio Sindacale, Banca Nuova e Banca Centrale Europea.

Francamente nutro forti dubbi e perplessità sulla possibilità di citare questi ultimi quali responsabili civili, in quanto semmai i predetti risponderebbero per un fatto proprio, da azionare con un separato giudizio civile, e non per il fatto altrui di Zonin & Co. Ad ogni modo l’eventuale loro ammissibilità gioverà a tutte le parti civili, noi compresi, quindi ben venga.

Del resto, dopo l’esperienza romana per Veneto Banca, dove il GUP di Roma ha rigettato la chiamata di Banca d’Italia e Consob, ho deciso di aspettare a citare questi ultimi, chiedendo piuttosto in questo processo al GUP di Vicenza di acquisire tutti gli atti della “Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Banche”, in modo da valutare attentamente ed approfondire eventuali responsabilità di Banca d’Italia e Consob, riservandomi successivamente di citarli come responsabili civili e/o comunque per valutare la possibilità di instaurare una causa autonoma contro di essi.

Per finire, dopo una lunga giornata d’udienza, iniziata la mattina di sabato e conclusasi a metà pomeriggio, sono state depositare numerose richieste di sequestro conservativo di quei pochi beni ancora nella disponibilità degli imputati, per complessivi 31 milioni di euro, auspicando che si possa procedere a breve anche con le relative azioni revocatorie di quanto ceduto da parte degli imputati maliziosamente a familiari ed amici, disponendo poi i conseguenti sequestri.

La prossima udienza è quindi fissata per il giovedì 08.02.2018, nella quale il Giudice scioglierà la riserva presa in merito all’autorizzazione di citazione dei responsabili civili sopra indicati.

AVVISO PER COLORO CHE NON SI SONO ANCORA COSTITUITI PARTE CIVILE

A fronte della decisione del Giudice di Vicenza di non accogliere più richieste di costituzione di parte civile fino all’apertura del dibattimento, per evitare ulteriori lungaggini nello svolgimento dell’udienza preliminare, per chi non si fosse ancora costituito Vi sarà a breve l’ultima possibilità, ripeto l’ultima e definitiva possibilità di farlo non appena si esaurirà la fase dell’udienza preliminare e si aprirà il dibattimento, che segna il momento oltre il quale non è più possibile costituirsi parte civile. Pertanto invito tutti i Risparmiatori che fino ad oggi non si sono ancora costituiti parte civile e che abbiano interesse a farlo (anche per tenersi aperta l’opportunità di poter agire poi contro Intesa per ottenere un risarcimento), a contattarmi urgentemente per predisporre l’atto di costituzione di parte civile per la prossima ed imminente fase del dibattimento, che come detto e ripetuto rappresenta l’ultimo e definitivo termine entro il quale è possibile ancora costituirsi parte civile.

Cordiali saluti.

- Avv. Pietro Guidotto

___________

S T U D I O  L E G A L E

A V V .  P I E T R O  G U I D O T T O

Via Romanina n. 29 - 31033 Castelfranco Veneto (TV)

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Processo penale contro gli ex vertici di VENETO BANCA, Consoli, Trinca & C.:

in caso di condanna degli imputati, Intesa Sanpaolo sarà chiamata a risarcire i risparmiatori costituti parte civile

Resoconto udienza del 26.01.2018

Finalmente buone notizie per i Risparmiatori.

Nell'udienza di oggi 26 gennaio 2018, il GUP di Roma, Dott. Lorenzo Ferri, accogliendo la richiesta formulata dallo scrivente ed avallata anche da altre parte civili, ha disposto la citazione in giudizio di BANCA INTESA SANPAOLO come responsabile civile per i reati di ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio di cui sono accusati gli ex vertici di Veneto Banca, fra i quali Vincenzo Consoli e Flavio Trinca.

Alla scorsa udienza infatti lo scrivente aveva insistito nella chiamata in causa di BANCA INTESA sulla scorta delle seguenti due motivazioni principali:

  1. a fronte della cessione del ramo “buono” d’azienda di Veneto Banca ad Intesa, questa deve rispondere in virtù dei principi inderogabili che sono alla base del contratto di cessione d’azienda, nel senso che la società cessionaria dell’azienda deve comunque rispondere dei debiti connessi e collegati alla cessione, non potendosi derogare a tali principi cardine del sistema, con un Decreto-Legge che escluda e limiti siffatta responsabilità. Applicando infatti le norme ordinarie che regolano la cessione d’azienda, la cessionaria (Intesa) diventa responsabile dei debiti della cedente (Veneto Banca) laddove abbia conoscenza della situazione debitoria della cedente: nel nostro caso deve ritenersi pacifico che Intesa fosse a conoscenza dei debiti e delle pretese risarcitorie oggi fatte valere dalle parti civili;
  2. la cessione d’azienda è avvenuta – come è noto – al prezzo simbolico di 1 euro, ragion per cui è impensabile che, in un normale sistema di cessioni tra aziende private, la cessionaria (Intesa) possa acquisire solo la parte buona, lasciando praticamente tutti i debiti nella cedente, senza la corresponsione di alcunché, senza monetizzare tale cessione, con ciò quindi “svuotando” di fatto la banca cedente, facendo peraltro sorgere numerosi dubbi e perplessità sulla legittimità costituzionale del D.L. 99/2017, visto e considerato che, se non ci fosse stato l’intervento della Politica con il noto Decreto-Legge, oggi saremmo di fronte ad un’ipotesi di bancarotta fraudolenta.

Orbene ripercorrendo siffatte motivazioni, il Giudice ha ritenuto che la cessione al prezzo simbolico di 1 euro di Veneto Banca a Intesa, disposta dal Governo con il Decreto-Legge n. 99 del 25 giugno 2017, ricomprenda anche il diritto al risarcimento dei danni subiti dagli azionisti/obbligazionisti costituiti parti civili in questo processo.

Nello specifico infatti il Giudice ha autorizzato le parti civili a citare come responsabile civile Intesa Sanpaolo affermando proprio che il decreto, che ha disposto la liquidazione delle due banche, è sospetto di incostituzionalità e che il contratto di cessione stipulato tra Intesa e la liquidazione di Veneto Banca ha efficacia solo tra le parti e NON VALE ad escludere la responsabilità di Intesa nei confronti dei terzi danneggiati azionisti di Veneto Banca.

In pratica secondo il Giudice, le esclusioni formulate tra Intesa e Veneto Banca in Liquidazione Coatta Amministrativa sulla responsabilità verso i soci danneggiati hanno mera valenza di disciplina di regresso nei rapporti interni, mentre non impediscono di chiamare Intesa a rispondere, quale responsabile civile, dei fatti di reato per cui è causa.

Si tratta sicuramente di una decisione molto importante per i Risparmiatori “azzerati” che si sono costituiti parte civile, i quali possono chiedere finalmente i danni a una controparte capiente e solvibile, quale è Banca Intesa.

Pertanto, poiché tale decisione riguarda esclusivamente solo coloro che risultano essere costituti parte civile nel processo penale contro Consoli, Trinca & C., visto che a breve si esaurirà la fase dell’udienza preliminare e si aprirà il dibattimento, invito tutti i Risparmiatori che fino ad oggi non si sono ancora costituiti parte civile a contattarmi urgentemente per predisporre l’atto di costituzione di parte civile per la prossima fase del dibattimento, che rappresenta l’ultimo e definitivo termine entro il quale è possibile ancora costituirsi parte civile.

Per il resto, in attesa che Banca Intesa intervenga nel presente procedimento, ed auspicando che la stessa formuli in tempi brevi un’offerta risarcitoria per evitare il processo, Vi comunico che l’ASSOCIAZIONE SOCI BANCHE POPOLARI si sta già attivando per i propri Associati costituiti parte civile al fine di intavolare una trattativa con Banca Intesa.

Sono state invece respinte le richieste di citare sempre come responsabili civili Banca d'Italia, Consob, Veneto Banca in Liquidazione Coatta Amministrativa, Banca Apulia, la società di revisione PricewaterhouseCoopers s.p.a. (PWC)  e gli altri soggetti incaricati di revisionare e certificare i bilanci dell'istituto bancario veneto.

Il risultato di oggi, oltre a segnare un grande punto a favore dei Risparmiatori di Veneto Banca, rappresenta anche un precedente importantissimo per i Risparmiatori di Banca Popolare di Vicenza, in quanto darà maggiore forza alla medesima chiamata di Banca Intesa che mi accingo a fare nell’altro processo parallelo contro Zonin & C., che si sta svolgendo in questi giorni avanti al GUP del Tribunale di Vicenza.

Cordiali saluti.

Avv. Pietro Guidotto




Aggiornamento generale processo penale contro gli ex vertici di VENETO BANCA, Consoli, Trinca & C.: resoconto udienze del 12 e del 16 gennaio 2018.

Resoconto udienza del 12.01.2018

Dopo il deposito – per conto degli Associati che mi hanno conferito mandato – dell’atto di costituzione di parte civile, avvenuto per alcuni nel corso della prima udienza del 24.11.2017, per altri nella successiva udienza del 11.12.2017, all’udienza del 19.12.2017 sono state materialmente acquisite dal GUP del Tribunale di Roma tutte le costituzioni di parte civile, concedendo termine fino a tale data per depositare ulteriore documentazione a sostegno delle domande risarcitorie.

A fronte della notevole mole di parti civili (circa 4.200) il Giudice ha dato termine agli imputati fino al 12.01.2018 per sollevare eventuali questioni circa l’ammissibilità o meno delle costituzioni depositate.

Orbene in detta udienza (12.01.2018), sono state sollevate dalla difesa degli imputati numerosi questioni sull’ammissibilità o meno della presenza delle parti civili nel processo in oggetto.

Le questioni ed eccezioni sollevate da Consoli, Trinca & C. si possono sintetizzare in tre punti fondamentali:

  1. Secondo gli imputati chi ha accettato a suo tempo l’Offerta Pubblica di Transazione (OPT) non ha titolo ad essere parte del presente procedimento, in quanto con la ricezione del ristoro parziale (il 15% della perdita) e la firma dell’accordo avrebbe espressamente manifestato la propria volontà di non voler fare più causa alla Banca, ai suoi amministratori, presenti, passati e futuri, alle società di revisione, ecc.;
  2. Sempre secondo gli imputati, anche chi non ha accettato l’OPT non avrebbe titolo astratto ad essere parte del processo penale per quel che concerne il reato di ostacolo alla vigilanza, in quanto l’unica persona offesa dovrebbe essere ravvisata nell’Autorità di Vigilanza, non certo negli azionisti che da tale ostacolo non avrebbero avuto – a dire degli imputati – alcun danno né diretto né indiretto;
  3. Terza ed ultima eccezione riguarderebbe la costituzione come parti civili di numerosi enti esponenziali, quali associazioni dei consumatori ed associazioni di categoria, fra cui Movimento dei Consumatori, Codacons, Federconsumatori Nazionale, Fenderconsumatori Veneto, Federconsumatori Friuli-Venezia Giulia, Unione Consumatori Comitato Regionale del Piemonte, Primo Movimento dei Consumatori, Movimento di Difesa dei Diritti del Cittadino, Adusbef, Camera di Commercio di Padova ed altri enti esponenziali.

Sulla scorta di tali eccezioni, le difese degli imputati hanno chiesto:

- quanto al punto 1), stante la loro difficoltà a reperire dalla “fallita” Veneto Banca l’elenco di chi ha accettato a suo tempo la transazione (OPT), che sia il Giudice a disporne l’acquisizione presso i Commissari Liquidatori della Liquidazione Coatta Amministrativa;

- quanto al punto 2) che siano dichiarate comunque inammissibili tutte le costituzioni di parte civile relative al reato di ostacolo alla vigilanza, essendo solo l’Autorità di controllo legittimata a costituirsi come persona offesa non certo i singoli azionisti;

- quanto al punto 3) che siano dichiarate inammissibili le costituzione di parte civile degli enti esponenziali (associazioni dei consumatori e di categoria) non avendo le medesime, a dire degli imputati, alcun interesse concreto nella vicenda oltre al fatto che non avrebbero peraltro subito alcun danno, né diretto né indiretto, dai reati contestati.

A fronte di tali eccezioni, in quasi 4 ore di udienza, vi sono stati numerosi interventi da parte degli avvocati della parti civili, ivi compreso quello dello scrivente, il quale ha replicato alle suddette eccezioni sostenendo da un lato l’assoluta legittimità di tutte le parti civili ad essere parte del presente processo, sia di quelle che non hanno accettato la transazione sia di quelle che invece l’hanno eventualmente accettata, trattandosi non tanto di persone offese dai reati, bensì di soggetti danneggiati dai reati medesimi.

Brevemente, partendo dalla considerazione che noi tutti siamo dei Risparmiatori, non certo degli speculatori, molteplici sono gli artifizi posti in essere dagli ex vertici di Veneto Banca configuranti il reato di ostacolo alla vigilanza e l’aggiotaggio.

Dalle false comunicazioni inviate periodicamente agli organi di vigilanza contenenti dati e valori di bilancio errati e/o artefatti, alle numerose comunicazioni periodiche destinate a Banca d’Italia ed al pubblico, in particolare note informative con dati non corrispondenti al vero, tali da provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni di Veneto Banca, strumento finanziario non quotato, determinandone un illegittimo sovrapprezzo in grado di incidere in modo significativo sull’affidamento che il pubblico riponeva nella stabilità patrimoniale della banca.

Nello specifico le falsificazioni dei bilanci e le conseguenti false comunicazioni agli organi di vigilanza, se da un lato hanno ostacolato le funzioni di vigilanza demandate a Banca d’Italia ed a Consob, dall’altro hanno giocoforza determinato proprio il legittimo affidamento della clientela sulla bontà delle comunicazioni sociali e dei bilanci pubblicati dalla banca, tanto da indurre la clientela medesima ad investire continuamente numerosi risparmi personali, confidando in modo significativo sulla consistenza e stabilità economico-finanziaria di Veneto Banca.

Ho replicato pertanto alle suddette eccezioni cercando di far comprendere al Giudice che tutti i Risparmiatori hanno titolo e diritto a costituirsi parte civile, in quanto la “truffa colossale e sistematica” posta in essere dagli ex vertici di Veneto Banca, perpetrata anche “beffando” gli organi di controllo ha creato inevitabilmente una falsa rappresentazione sulla reale capacità e solidità patrimoniale della Banca.

E’ ovvio che se non vi fosse stato l’ostacolo alla vigilanza, l’Autorità di controllo di sicuro sarebbe intervenuta con sanzioni, comunicazioni, avvertimenti, e financo sospensioni dell’attività bancaria, e di certo nessuno sulla scorta di tali dati negativi avrebbe acquistato azioni, obbligazioni e partecipato all’aumento di capitale di una Banca che dava segnali di perdite costanti ed i cui indici erano chiaramente “in rosso”.

Da questo punto di vista, ho insistito e ribadito l’ammissibilità di tutti i Risparmiatori che rappresento ad essere parte nel processo quali persone danneggiate, sia direttamente che indirettamente, da entrambi i reati di ostacolo alla vigilanza e di aggiotaggio.

Del resto, ritengo che l’ostacolo alla vigilanza vada considerato, oltre che un reato proprio, anche una tra le tante modalità attraverso le quali gli ex amministratori hanno “truffato” gli azionisti, ingenerando in loro e nella clientela il legittimo affidamento che le cose andavano bene.

All’esito dell’udienza del 12.01.2018 il Giudice si è riservato.

Resoconto udienza del 16.01.2018

A scioglimento della riserva presa all’udienza scorsa del 12.01.2018, in relazione alle eccezioni sollevate dalla difesa degli imputati, il GUP del Tribunale di Roma, Dott. Lorenzo Ferri, ha così deciso:

  1. Rigetta la richiesta sollevata dagli imputati di acquisire d’ufficio l’elenco degli azionisti che a suo tempo hanno accettato l’Offerta Pubblica di Transazione (OPT), ritenendo quindi che tutti gli azionisti (sia quelli che hanno accettato la transazione sia quelli che non l’hanno accettata) abbiano titolo astratto a rimanere nel presente processo, vertendo la questione di una loro eventuale esclusione come una violazione pattizia all’accordo transattivo a suo tempo sottoscritto, da far valere semmai in sede civilistica dall’unico soggetto legittimato, ovverosia Veneto Banca oggi in Liquidazione Coatta Amministrativa, non certo dagli odierni imputati. Rilevando infine che tali questioni riguarderebbero il merito della eventuale futura condanna risarcitoria, essendo demandata alla presente fase dell’udienza preliminare solo la verifica sia dell’astratta legittimazione e titolarità degli azionisti/risparmiatori alla richiesta risarcitoria, sia la verifica astratta della sussistenza di un danno risarcibile.
  • Gli azionisti che rappresento e che mi hanno dato a suo tempo mandato sono tutti formalmente costituiti e parte del processo penale contro Consoli, Trinca & C.: primo risultato positivo raggiunto.
  1. Rigetta la richiesta di estromissione delle parti civili in relazione al reato di ostacolo alla vigilanza, sulla scorta del fatto che formalmente l’unica persona offesa dovrebbe ravvisarsi nell’Autorità di Vigilanza e non certo nei singoli azionisti/risparmiatori che da tale ostacolo non avrebbero avuto – a dire degli imputati – alcun danno né diretto né indiretto. Ritiene infatti il Giudice che la persona offesa non debba ravvisarsi solo e soltanto nel soggetto passivo del reato, bensì anche nel soggetto danneggiato dal reato, che è stato appunto danneggiato, in maniera diretta ed indiretta, dalla condotta delittuosa. E’ evidente che nella fattispecie, le molteplici condotte poste in essere dagli imputati, in particolare proprio le falsificazioni dei bilanci e le conseguenti false comunicazioni agli organi di vigilanza, se da un lato hanno ostacolato le funzioni di vigilanza demandate a Banca d’Italia ed a Consob, dall’altro hanno giocoforza determinato proprio il legittimo affidamento della clientela sulla bontà delle comunicazioni sociali e dei bilanci pubblicati dalla banca, tanto da indurre la clientela medesima ad investire continuamente numerosi risparmi personali, confidando in modo significativo sulla consistenza e stabilità economico-finanziaria di Veneto Banca.
  • Sulla scorta di tali considerazioni, il GUP ha disposto che gli azionisti/risparmiatori vanno considerati soggetti danneggiati non solo del reato di aggiotaggio, ma anche per quello di ostacolo alla vigilanza, con possibilità quindi di chiedere il risarcimento dei danni patiti (patrimoniali e morali) in relazione ad ambedue i reati: secondo risultato positivo raggiunto.
  1. Quanto invece alla possibilità di costituirsi parte civile per gli enti esponenziali, quali associazioni dei consumatori ed associazioni di categoria, il GUP, nel verificare non solo la presenza all’interno dello Statuto dei singoli enti delle finalità di tutela del risparmio, ha adottato anche un criterio volto a verificare in concreto l’effettiva attività svolta da tali enti ed associazioni a tutela dei beni e degli interessi degli associati oltre ai requisiti di legge, radicando la legittimazione di tali enti anche in base all’effettiva radicazione nel territorio veneto colpito.
  • Sulla scorta di queste ed altre considerazioni codicistiche ha ammesso la costituzione come parti civili delle seguenti associazioni: Codacons, Movimento Consumatori, Adusbef, Federconsumatori e Confconsumatori, accogliendo l’istanza di estromissione per le altre associazioni che quindi non sono parti del presente processo (fra gli estromessi figurano Primo Consumo, Camera di Commercio di Padova, Unione Consumatori Comitato Regionale del Piemonte ed altri).

Dopodiché, anche stavolta in quasi 4 ore di udienza, state svolte dagli avvocati delle parti civili, compreso lo scrivente, le richieste di citazione nel presente procedimento penale dei vari soggetti ritenuti responsabili civili, e quindi astrattamente chiamati a risarcire in caso di condanna degli imputati le numerose parti civili.

Orbene, per quello che mi riguarda, ho chiesto al GUP di chiamare quali responsabili civili i seguenti soggetti (richiesta che ha chiaramente trovato l’avvallo anche di molte altre parti):

  • INTESA SAN PAOLO
  • Banca d’Italia
  • Consob

Le motivazioni addotte alla base di tale richiesta si possono così riassumere.

Quanto a INTESA SAN PAOLO ritengo che a fronte della cessione del ramo “buono” d’azienda di Veneto Banca ad Intesa, questa debba rispondere in virtù dei principi inderogabili che sono alla base del contratto di cessione d’azienda, nel senso che la società cessionaria dell’azienda debba comunque rispondere dei debiti connessi e collegati a siffatti cessione, non potendosi derogare a tali principi cardine del sistema, con un Decreto-Legge che escluda e limiti siffatta responsabilità.

Applicando infatti le norme ordinarie che regolano la cessione d’azienda, la cessionaria diventa responsabile dei debiti della cedente laddove abbia conoscenza della situazione debitoria della cedente: nel nostro caso deve ritenersi pacifico che Intesa fosse a conoscenza dei debiti e delle pretese risarcitorie oggi fatte valere dalle parti civili.

Altra questione a sostegno della chiamata nel presente processo di Intesa riguarda il fatto che la cessione d’azienda è avvenuta – come è noto – al prezzo simbolico di 1 euro, ragion per cui è impensabile che, in un normale sistema di cessioni tra aziende private, la cessionaria possa acquisire solo la parte buona, lasciando praticamente tutti i debiti nella cedente, senza la corresponsione di alcunché, senza monetizzare tale cessione, con ciò quindi “svuotando” di fatto la banca cedente, il che non fa altro che aumentare i dubbi e le perplessità sulla legittimità del D.L. 99/2017.

Del resto, se non ci fosse stato l’intervento della Politica con il noto D.L. 99/2017, oggi saremmo di fronte ad ipotesi di bancarotta fraudolenta.

Il quesito al quale il GUP dovrà rispondere per valutare se ammettere oppure no la chiamata di Intesa dovrà essere il seguente: può lo Stato derogare ed introdurre un’eccezione al principio cardine ed inderogabile che regola le norme ordinarie disciplinanti la cessione di aziende, con precipuo riferimento al fatto di escludere la società cessionaria da qualsivoglia responsabilità ? e se sì entro che limiti ? e se sì è una possibilità costituzionalmente legittima ?

Pertanto, in via principale ho richiesto la citazione di Intesa quale responsabile civile ai sensi del contratto di cessione d’azienda ed in subordine, qualora il Giudice ritenga di non citarla, ho sollevato la questione di legittimità costituzionale del D.L. 99/2017 con precipuo riferimento all’art. 3 comma 1 lettera b nella parte in cui esclude dalla cessione “i debiti delle Banche nei confronti  dei  propri  azionisti  e obbligazionisti   subordinati   derivanti   dalle    operazioni    di commercializzazione di azioni o obbligazioni subordinate delle Banche o dalle violazioni della normativa sulla prestazione dei  servizi  di investimento   riferite   alle   medesime   azioni   o   obbligazioni subordinate”.

Quanto a BANCA D’ITALIA e CONSOB, nonostante il reato di ostacolo alla vigilanza contestato agli imputati, ritengo comunque l’Autorità di vigilanza civilmente obbligata, laddove da più parti (anche a seguito dell’inchiesta della Commissione parlamentare) sono emerse gravi responsabilità per non aver vigilato o meglio per aver poco o male vigilato.

Sicuramente l’Autorità vigilanza è stata “beffatta” dalla condotta degli imputati, i quali con numerosi artifizi, false comunicazioni, falsi bilanci e false prospettazioni hanno mistificato la reale consistenza e solidità patrimoniale di Veneto Banca, tuttavia, vi è anche da dire che compito precipuo degli organi di vigilanza è proprio quello di controllare e verificare i dati presentati dagli istituti di credito, e ciò a garanzia del mercato e dell’economia in generale.

Nell’esercizio di tali funzioni di vigilanza e di controllo qualcosa non ha certamente funzionato, sia perché gli imputati – come si legge nel capo di imputazione – hanno fatto ostruzione alla vigilanza, sia perché l’Autorità non avrebbe fatto controlli adeguati atti ad evitare le problematiche poi emerse.

E’ innegabile che quindi una sorta di responsabilità sia imputabile anche a Banca d’Italia ed a Consob, e ciò in virtù del fatto che l’ordinamento domanda proprio a loro le funzioni di controllo e di vigilanza a garanzia ed a tutela del risparmio e dei mercati, ragion per cui chi meglio di loro avrebbe potuto e dovuto vigilare ?

Vedremo cosa deciderà il GUP.

La prossima udienza è fissata per il 26.01.2018, nell’occasione il Giudice scioglierà la riserva presa sulle richieste di citazione dei suddetti responsabili civili e di altri, fra cui compaiono anche Veneto Banca in Liquidazione Coatta Ammnistrativa, Banca Apulia, la società di revisione PricewaterhouseCoopers s.p.a. (PWC), anche nella persona del presidente del CdA ed amministratore delegato Dott. Ezio Bassi, della Dott.ssa Alessandra Mingozzi, partner di PWC ed autrice della relazione sulla stabilità di Veneto Banca per PWC ed infine del Dott. Fulvio Zanatta, ex Sindaco di Veneto Banca, quale perito autore delle perizie di stima del valore delle azioni dal 2008 al 2014.

Francamente nutro forti dubbi e perplessità sulla possibilità di citare questi ultimi quali responsabili civili, in quanto semmai i predetti risponderebbero per un fatto proprio, da azionare con un separato giudizio civile, e non per il fatto altrui di Consoli, Trinca & C. Ad ogni modo l’eventuale loro ammissibilità gioverà a tutte le parti civili, noi compresi, quindi ben venga.

Sarà mia cura aggiornarVi all’esito della prossima udienza.

Cordiali saluti.

- Avv. Pietro Guidotto

___________

Carissimi ex Soci/Azionisti,

faccio seguito alla mia precedente comunicazione del 19.12.2017, innanzitutto per AugurarVi un Buon Anno 2018, poi per aggiornarVi in merito al processo penale contro gli ex vertici di BANCA POPOLARE DI VICENZA, Zonin & C., in quanto come a suo tempo anticipato il 21 dicembre scorso il GUP del Tribunale di Vicenza, Dott. Roberto Venditti, ha comunicato il calendario delle prossime udienze.

Orbene, è stato assegnato un mese di tempo alle difese degli imputati per esaminare gli atti di costituzione di parte civile, che Vi ricordo essere oltre 15.000.

Il procedimento a carico di Sorato, inizialmente “stralciato” stante il suo legittimo impedimento a partecipare al processo già iniziato, come era prevedibile è stato unificato a quelle principale contro Zonin e gli altri.

La prossima udienza è quindi fissata per sabato 20.01.2018 alle ore 10.00, la scelta del sabato non è casuale, ma è stata fatta appositamente dal Giudice sia per la mole di avvocati e parti civili presenti in questo processo, sia per evitare ulteriori rinvii per legittimi impedimenti dei difensori e/o delle parti, dovuti al fatto che molti sono impegnati anche nell’altro processo parallelo di Roma (contro gli ex vertici Veneto Banca) e/o comunque perché così si evita sicuramente l’eventuale concomitanza di impegni difensivi per tutti in altri processi.

Poi si proseguirà ininterrottamente sabato 27.01.2018, sabato 03.02.2018, giovedì 08.02.2018, giovedì 15.02.2018 per concludere la fase dell’udienza preliminare - secondo gli intendimenti - per sabato 24.02.2018.

Come vedete, per una volta bisogna dare atto che la Giustizia quando vuole fa il suo corso in maniera veloce e puntuale.

Staremo quindi a vedere che “carte” giocheranno le difese degli imputati per cercare di evitare la condanna penale, ad ogni modo Vi anticipo che ho già predisposto le istanze ed i relativi atti per procedere con la richiesta al Giudice di revocatoria e sequestro penale di tutto quanto (immobili, conti correnti, ecc.) Zonin & C. si siano “spogliati” anzitempo in vista del presente processo, in modo da avere qualche garanzia in più sul fatto che, se e solo se vi sarà condanna al risarcimento dei danni, vi sia anche la concreta possibilità di poter aggredire dei patrimoni e trovare così soddisfazione economica.

Quanto invece al processo penale contro gli ex vertici di VENETO BANCA, Consoli, Trinca & C., Vi ricordo che in questi giorni si tengono a Roma le due udienze principali, precisamente il 12.01.2018 per discutere su eventuali eccezioni/questioni preliminari circa l’ammissibilità o meno delle parti civili costituite, nonché la successiva udienza del 16.01.2018 per discutere su tutte le altre questioni ed eccezioni preliminari, ivi compresa l’eventuale richiesta da parte degli imputati di riti alternativi, ecc.

Vi rammento che per Veneto Banca vi sono poco più di 4.200 parti civile costituite

All’esito delle suddette due udienze ravvicinate seguirà, come di consueto, una mia comunicazione di aggiornamento.

Per completezza, come è noto, Vi comunico che è stata approvata la Legge Finanziaria contenente, per quello che qui ci interessa, l’istituzione del “fondo di ristoro per le vittime di reati finanziari”, appena verranno emanati i relativi regolamenti attuativi sarà mia cura informarVi sui requisiti soggettivi, condizioni e modalità per accedervi.

Infine, a breve saranno altresì pronte le due cause gemelle contro le società di revisione, una sorta di “class action”, rispettivamente PricewaterhouseCoopers s.p.a. (PWC) per Veneto Banca e KPMG s.p.a. per Banca Popolare di Vicenza, chiaramente tale azione giudiziaria non è purtroppo aperta a tutti, bensì solamente a coloro che hanno acquistato azioni/obbligazioni delle popolari venete nel periodo compreso tra il 01.01.2012 ed il 30.07.2015, partecipando anche agli aumenti di capitale e sottoscrivendo obbligazioni convertibili, di fatto poi convertite praticamente l’indomani in azioni.

Come sempre maggiori dettagli verranno forniti prossimamente e puntualmente a tutti gli Associati dell’ASSOCIAZIONE SOCI BANCHE POPOLARI, ragion per cui invito tutti a rinnovare l’iscrizione anche per l’Anno 2018, invitando chi non è ancora Associato a diventarlo, sia per supportare con un piccolo contributo (€ 10,00) le numerose e varie attività, non solo in ambito legale, che l’ASSOCIAZIONE sta cercando di portare avanti, sia e soprattutto per essere costantemente informati sull’andamento della liquidazione coatta amministrativa, dei processi penali, delle cause contro i revisori, del fondo di ristoro, ecc., insomma su tutto quello che riguarda la sventura bancaria che ci ha fortemente colpiti.

Per ogni ulteriore notizia e/o informazione collegatevi al sito istituzionale http://www.associazionesocibanchepopolari.it/, oppure visitate la pagina Facebook dell’Associazione, ovvero scrivete a: segreteria@associazionesocibanchepopolari.it o direttamente al sottoscritto.

Cordiali saluti.

Avv. Pietro Guidotto

Segretario Associazione Soci Banche Popolari






Aggiornamento processi penali VENETO BANCA e BANCA POPOLARE DI VICENZA

Carissimi ex Soci/Azionisti,

Vi invio il resoconto dei processi penali di questi giorni svolti in parallelo contro gli ex vertici di VENETO BANCA e di BANCA POPOLARE DI VICENZA rispettivamente incardinati avanti il Tribunale di Roma ed avanti a quello di Vicenza.

Quanto al processo penale contro gli ex vertici di VENETO BANCA, Consoli, Trinca & C., Vi comunico che all’udienza del 19.12.2017 vi è stata la definitiva acquisizione delle costituzioni di parte civile, che ammontano a circa 4.200.

Il Giudice del Tribunale di Roma, Dott. Lorenzo Ferri, ha pertanto rinviato l’udienza al prossimo 12.01.2018 per eventuali eccezioni/questioni preliminari circa l’ammissibilità o meno delle parti civili costituite, nonché la successiva udienza del 16.01.2018 per discutere su tutte le altre questioni ed eccezioni preliminari, ivi compresa l’eventuale richiesta da parte degli imputati di riti alternativi, ecc.

La strada giudiziaria si manifesta molto lunga e tormentosa, anche se ricordo a tutti che la Procura di Roma a suo tempo ha sequestrato molti beni e conti correnti agli odierni imputati, per oltre 45 milioni di euro, inoltre è di queste ore la notizia che ulteriori sequestri sono stati messi in campo dalla magistratura.

Bisognerà a questo punto solo avere fede e speranza: prima o poi la Giustizia farà il suo corso.

Quanto invece al processo penale contro gli ex vertici di BANCA POPOLARE DI VICENZA, Zonin & C., Vi comunico che nei tre giorni dedicati, ovverosia il 12.12.2017, il 14.12.2017 ed il 15.12.2017, vi è stata la definitiva acquisizione e costituzione delle parti civili, che ammontano ad oltre 15.000.

Vi comunico inoltre che stante il legittimo impedimento dell’imputato Sorato, dovuto alle sue gravi condizioni di salute, a partecipare attivamente al processo penale, il Giudice Dott. Roberto Venditti, anziché rinviare il processo e tutte le numerose parte civili presentatesi alle udienze, ha preferito “stralciare” la sua posizione, tenendo salve le date già fissate per la costituzione di parte civile.

Pertanto la posizione di Sorato seguirà una strada giudiziaria a sé, infatti sarà chiamato avanti al Tribunale di Vicenza per il prossimo 11.01.2018. Con molta probabilità poi i due procedimenti penali, quello principale contro Zonin & C. e quello singolo contro Sorato, verranno successivamente riuniti, in questo modo si è evitato un inutile rinvio per le numerose parti civili presenti.

Stante la mole di persone che si sono costituite parte civili, il Giudice del Tribunale di Vicenza ha rinviato l’udienza al prossimo 21.12.2017 nel corso della quale comunicherà il calendario delle prossime udienze ed attività processuali.

Anche per la Banca Popolare di Vicenza la strada giudiziaria si appalesa molto lunga e tormentosa, se non altro perché rispetto a Veneto Banca vi sono tantissime parti civili, oltre al fatto che per il momento la Procura di Vicenza non ha disposto alcun sequestro sui beni degli imputati, che sembrerebbe si siano già liberati di tutto, ragion per cui sarà necessario con urgenza procedere con le revocatorie ed i sequestri, in modo da garantire un minimo di soddisfazione economica alle innumerevoli condanne risarcitorie che ci si aspetta.

Ad ogni modo, ricordo a tutti che in queste ore è in fase di approvazione definitiva la Legge Finanziaria, al cui interno è prevista l’istituzione di un “fondo di ristoro per le vittime di reati finanziari”, che tra i requisiti di accesso prevede, salvo modifiche alle ultime battute, che l’avente diritto per essere considerato “vittima di reati finanziari” abbia una Sentenza passata in giudicato oppure una pronuncia dell’Arbitro. Va da sé che allo stato attuale l’unica sentenza potrà essere solo e soltanto quella penale di condanna al risarcimento del danno, di cui ai procedimenti penali oggi pendenti avanti al Tribunale di Roma per Veneto Banca ed avanti al Tribunale di Vicenza per Banca Popolare di Vicenza.

Infine, per tutti coloro che a suo tempo avevano conferito mandato allo scrivente per costituirsi parte civile nei due procedimenti sopra menzionati, confermo di aver depositato le  relative costituzioni di parte civile, di talché nei prossimi giorni riceverete comunicazione personale.

A disposizione per qualsivoglia ulteriore chiarimento, porgo cordiali saluti.

Avv. Pietro Guidotto

Segretario Associazione Soci Banche Popolari



Chiarimento per i soci Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza in merito alla comunicazione ricevuta da Banca Intesa riguardo la tassazione della offerta pubblica di transazione

Bassano 06.12.2017

I soci di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza hanno ricevuto in questi giorni una lettera da Banca Intesa riguardante le somme ricevute a titolo di risarcimento a marzo 2017.

Per chi ha aderito alla opt (offerta pubblica di transazione) si chiarisce che la stessa NON è oggetto di tassazione ai fini della imposta sul reddito delle persone fisiche e che la somma ricevuta contribuirà a diminuire fiscalmente il prezzo di carico delle azioni .

Chiarimo il concetto con un esempio.

Supponiamo che il cliente Rossi Giuseppe abbia acquistato nel marzo 2012 cento azioni della Banca Popolare di Vicenza al prezzo di euro 62,5 cadauna.

Il risparmiatore avrà pagato 6250 euro in totale.

Lo stesso ha accettato la opt e avrà ricevuto la somma di euro 9 per azione per un totale di euro 900.

La perdita o minusvalenza sarà quindi pari ad euro 5350.

Lo stesso socio potrà portare in deduzione la minusvalenza di 5350 euro, nel caso di vendita dei titoli;  i 900 euro ricevuti non saranno tassati e non dovranno essere dichiarati tra i redditi 2017, ma contribuiranno semplicemente ad abbassare il prezzo di acquisto ( prezzo di carico) da euro 62,5 ad euro 53,5.

Ricordiamo che la minusvalenza sarà detraibile da eventuali plusvalenze sul capital gain per i 4 anni successivi alla creazione della minusvalenza quindi dal 31.12.2017 al 31.12.2021.

Ragionamento analogo vale per i soci di Veneto Banca.

Associazione Soci Banche Popolari


Cari Associati Soci/Risparmiatori delle due Banche Venete,

Martedì 31 ottobre 2017, alle ore 13.00, a Roma presso il Palazzo S. Macuto si è tenuta, avanti la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, l’audizione di alcune associazioni dei risparmiatori, tra cui l’ASSOCIAZIONE SOCI BANCHE POPOLARI, rappresentata dall’Avv. Pietro Guidotto di Castelfranco Veneto (TV).

L’obiettivo dell’audizione delle associazioni dei risparmiatori era quello di far maggior luce sugli episodi gravissimi relativi al crac di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza ed individuare le responsabilità.

Infatti, la verità che sta emergendo dall’inchiesta parlamentare fa ricadere la principale causa del disseto bancario su tre punti fondamentali: 1) la cattiva gestione del management bancario; 2) le politiche inadeguate per l’erogazione del credito e 3) le pratiche irregolari poste in essere per il reperimento della provvista.

In pressoché tutti i casi sono emerse violazioni di qualsiasi elementare canone di correttezza e buona fede nel rapporto Banca-Cliente, tanto più gravi in quanto rivolte nei confronti di piccoli risparmiatori che non avevano i mezzi tecnici e le conoscenze specifiche necessarie per difendersi dagli illeciti perpetrati a loro danno.

L’audizione delle associazioni si è resa necessaria per comprendere meglio il punto di vista dei risparmiatori, con specifico riguardo alle modalità ed alle dinamiche attraverso le quali le due Banche venete operavano per il raggiungimento degli scopi illeciti.

Nel corso della seduta, l’Avv. Pietro Guidotto, insieme ad altri esponenti, si è prodigato per far capire in primo luogo alla Commissione che i soggetti truffati sono e restano dei “risparmiatori” non certo degli speculatori, come più volte qualcuno li ha erroneamente classificati, chiarendo che i risparmiatori sono caduti nella “trappola” della truffa bancaria, non per mera ingenuità, bensì per il fatto che il meccanismo consolidato tra operatori bancari e clientela verteva principalmente nell’aver approfittato della fiducia che le persone da sempre riponevano nella Banca. Banca che avevano contribuito negli anni a far crescere e che costituiva una componente ben radicata nel territorio ove gli impiegati erano persone stimate e di fiducia del paese, dal vicino di casa al figlio di un conoscente, ecc.

In buona sostanza la Commissione ha preso atto che non si è trattato di qualche caso sporadico e di una truffa localizzata perpetrata da limitati funzionari, bensì un sistema su larga scala che partiva dalle più alte sfere e si consumava allo sportello, laddove con frasi del tipo “stai tranquillo le nostre azioni sono sicure”, “non preoccuparti è come avere i soldi in una musina”, “le azioni le vendi quando vuoi”, “non ti conviene venderle se vuoi piuttosto ti finanziamo”, “non preoccuparti sei in una botte di ferro”, “le nostre azioni sono sicure proprio perché non sono quotate in borsa” ed altre frasi e locuzioni simili, le Banche venete hanno ingenerato nella clientela l’idea che le azioni che andavano ad acquistare erano il prodotto finanziario più sicuro in assoluto, meglio addirittura dei titoli di stato.

La Commissione ha preso così piena e completa consapevolezza nel fatto che i risparmiatori sono stati truffati e beffati dalle due banche, che operavano in modo sistemico secondo protocolli interni ben delineati e collaudati, con la complicità di numerosi soggetti terzi tra cui le società di revisione e financo di esponenti della vigilanza. E’ parso evidente trattarsi di una truffa colossale in cui i risparmiatori sono stati le principali ed uniche vittime: una vera e propria “associazione a delinquere”.

L’Avv. Guidotto ha precisato alla Commissione i vari meccanismi finanziari “truffaldini” posti in essere dalle Banche per conseguire l’obiettivo illecito: dalle operazioni c.d. baciate alle obbligazioni subordinate convertite pressoché in poco tempo in azioni, dalle mille scuse accampate per non vendere le azioni ai finanziamenti erogati in luogo della liquidazione del pacchetto azionario detenuto del cliente, alle procedure di affrancamento delle azioni in vista di imminente vendita mai concretizzata all’erogazioni di mutui e finanziamenti subordinati all’acquisto di pacchetti azionari, con ciò suscitando notevole sconcerto nella Commissione, incredula ed oltremodo sbigottita di fronte a siffatte pratiche scorrette, per molti versi inverosimili.

Ne è derivato un quadro molto oscuro, descrivendo una vera e propria truffa ai danni delle persone che si fidavano di due istituti che avrebbe dovuto essere la spina dorsale dell’economia di un territorio. Una truffa – lo è stato ribadito – perpetrata collocando sul mercato titoli, azioni e obbligazioni che alla prova dei fatti avevano poco valore, se non addirittura carta straccia, mentre alle persone conosciute e agli amici degli amici venivano concessi prestiti e linee di credito con facilità e senza alcuna richiesta di garanzie. Un modus operandi doppio che da una parte truffava e dall’altra era di manica larga solo con alcuni, considerati appunto “amici”.

A tal fine, è stato formalmente chiesto alla Commissione di acquisire le liste di coloro che non hanno restituito i soldi ricevuti in prestito con tanta faciloneria dalle due banche venete, i c.d. grandi debitori insolventi, e di renderle pubbliche in modo che i risparmiatori possano sapere chi sono i soggetti che hanno contributo al dissesto bancario e soprattutto a “bruciare” i loro risparmi.

In aggiunta a siffatta richiesta, è stato chiesto di acquisire e verificare le liste di coloro che i mesi, i giorni, le ore prima del crac, hanno venduto con successo grossi pacchetti azionari a discapito di numerosi risparmiatori che avevano da molto tempo posto in vendita senza esito le loro azioni.

Entrambe le richieste hanno avuto positivo riscontro da parte della Commissione che ne ha disposto subito l’acquisizione anche in vista dell’audizione prossima dei Commissari Liquidatori.

A conclusione dell’audizione l’ASSOCIAZIONE SOCI BANCHE POPOLARI ha chiesto alla Commissione “Verità e Giustizia” sul crac bancario, affinché tutti i risparmiatori possano finalmente ottenere quelle risposte che la magistratura non è stata in grado ancora di fornire.

Del resto la magistratura civile non ha più occasione di pronunciarsi a causa della messa in liquidazione coatta amministrativa, che di fatto ha azzerato ogni possibilità di far causa alle due Banche venete, quanto invece alla magistratura penale la strada per giungere alle condanne penali degli ex amministratori e verticibancari è ancora lunga e tormentosa: il processo penale contro Consoli e compagni – come è noto – inizierà a Roma il prossimo 24.11.2017; mentre quelle contro Zonin e C. è in attesa di fissazione dell’udienza per il rinvio a giudizio richiesto.

Ci si auspica che la Commissione riesca a dare compiuta risposta a due semplici quesiti: dove sono finiti i soldi dei risparmiatori ? chi sono gli autori e responsabili del dissesto finanziario ?

Ovviamente, la Commissione parlamentare di inchiesta ha voluto precisare che non avendo compiti e funzioni legislative non può creare o istituire fondi di ristoro od altro, essendo questo compito precipuo del Parlamento e nello specifico della Commissione parlamentare finanza, tuttavia ci si auspica che l’esito finale dell’inchiesta parlamentare porti maggiore consapevolezza nelle Istituzioni e nel Governo, affinché la Politica intervenga concretamente a risolvere il problema di tutti i risparmiatori truffati e beffati dal sistema bancario, con piena consapevolezza che il Decreto-Legge n. 99 del 25 giugno 2017, se da un lato ha messo una “pezza” alla crisi finanziaria in cui poteva incorrere tutto il sistema bancario, dall’altro ha portato alla crisi oltre 200.000 persone e risparmiatori che credevano nelle due Banche venete e che avevano investito nelle medesime i risparmi di una vita.

Il messaggio che è passato dopo l’audizione in Commissione è stato quello di non mollare la lotta e le azioni giudiziali, in quanto tenendo viva l’attenzione dell’opinione pubblica sulla crisi dei risparmiatori è molto più facile prevedere che, prima o poi, la Politica intervenga a risolvere un problema che per certi versi la stessa ha creato, o contributo a creare.

L’ASSOCIAZIONE SOCI BANCHE POPOLARI invita quindi tutti gli Associati a resistere e continuare nella battaglia perché solo così sarà possibile ottenere ascolto da chi, lo Stato, ha in mano gli strumenti per cambiare e migliorare le cose.

Continuate a supportare l’Associazione, la quale percorrerà tramite i propri rappresentanti e legali ogni strada possibile per ottenere Verità e Giustizia, e soprattutto non perdete la possibilità di potervi costituire parte civile nell’imminente processo penale contro gli ex vertici di Veneto Banca che si terrà il prossimo 24.11.2017 avanti al GUP di Roma, sarà un’ulteriore “vetrina” ed occasione per far sentire la nostra voce e forza e non cedere alle ingiustizie che fino ad ora abbiamo subito in silenzio.

Non esitate a contattate l’Associazione per avere ogni informazione utile al riguardo sia per la costituzione di parte civile nel processo penale, sia per tutte le prossime iniziative giudiziarie, e non solo, che abbiamo in serbo per Voi, e soprattutto non abbassate mai la guardia.

Una piccola ma grande soddisfazione l’abbiamo avuta: se fossimo rimasti in silenzio, inerti, senza criticare ed agire, di certo la Commissione di inchiesta non ci avrebbe mai convocato e contattato.

Tenere alta l’attenzione è l’unico modo per ottenere un domani Verità e Giustizia !

L’Associazione Soci Banche Popolari

Qui in basso le foto dell'incontro con la presenza del 

Avv. Pietro Guidotto in rappresentanza dell’Associazione Soci Banche Popolari avanti la Commissione parlamentare di inchiesta



INTESA SANPAOLO FIRMA IL CONTRATTO PER L’ACQUISTO DI CERTE ATTIVITA’ E PASSIVITA’ DI 
BANCA POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA TERMINE 

Torino, Milano, 26 giugno 2017 – Intesa Sanpaolo, ottenuta l’unanime autorizzazione da parte del Consiglio di Amministrazione, ha firmato con i commissari liquidatori di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca il contratto di acquisto, al prezzo simbolico di un euro, di certe attività e passività e certi rapporti giuridici facenti capo alle due banche.

L’intervento di Intesa Sanpaolo permette di evitare i gravi riflessi sociali che sarebbero altrimenti derivati dalla procedura di liquidazione coatta amministrativa delle due banche, salvaguardando l’occupazione delle persone che vi lavorano, i risparmi affidati da circa 2 milioni di famiglie e l’attività di circa 200 mila imprese finanziate e conseguentemente l’occupazione di 3 milioni di persone nelle regioni che registrano la maggiore crescita economica del Paese.

L’acquisto riguarda un perimetro segregato che esclude i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili e esposizioni scadute), le obbligazioni subordinate emesse, nonché partecipazioni e altri rapporti giuridici considerati non funzionali all'acquisizione. Peraltro, a titolo di ristoro per i piccoli risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate emesse dalle due banche, Intesa Sanpaolo stanzierà complessivamente 60 milioni di euro, che includono un importo come proprio intervento in aggiunta alla quota parte prevista del contributo del sistema bancario.

Il perimetro oggetto di acquisto include, oltre alle attività e passività selezionate di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, anche il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia S.p.A. e Banca Nuova S.p.A, in SEC Servizi S.c.p.a., in Servizi Bancari S.c.p.a. e, subordinatamente all’ottenimento delle relative autorizzazioni, nelle banche con sede in Moldavia, Croazia e Albania, e riguarda in particolare:
-    crediti in bonis diversi da quelli ad alto rischio per circa 26,1 miliardi di euro,
-    attività finanziarie per circa 8,9 miliardi di euro,
-    attività fiscali per circa 1,9 miliardi di euro,
-    debiti verso clientela per circa 25,8 miliardi di euro,
-    obbligazioni senior per circa 11,8 miliardi di euro,
-    raccolta indiretta per circa 23 miliardi di euro, di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito,
-    circa 900 sportelli in Italia e circa 60 all’estero, inclusa la rete di filiali in Romania,
-    circa 9.960 persone in Italia e circa 880 all’estero.

Il perimetro oggetto di acquisto comprende anche crediti in bonis ad alto rischio per circa 4 miliardi di euro, con diritto di Intesa Sanpaolo di retrocessione nel caso di rilevazione, nel periodo fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2020, dei presupposti per classificarli come sofferenze o inadempienze probabili.

Condizioni e termini del contratto, nella cornice del Decreto Legge e dei Decreti Ministeriali emanati in relazione all’operazione, garantiscono la totale neutralità dell’acquisizione rispetto al  Common Equity Tier 1 ratio e alla  dividend policy del Gruppo Intesa Sanpaolo, prevedendo in particolare:

-    un contributo pubblico cash a copertura degli impatti sui coefficienti patrimoniali, tale da determinare un  Common Equity Tier 1 ratio phased-in pari al 12,5% rispetto alle attività ponderate per il rischio ( RWA) acquistate. Il contributo, contabilizzato - sulla base del principio contabile IAS 20 - come apporto al conto economico, è pari a 3,5 miliardi di euro non sottoposti a tassazione;
-    un ulteriore contributo pubblico cash a copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione, che riguardano tra gli altri la chiusura di circa  600 filiali e l’applicazione del Fondo di Solidarietà in relazione all’uscita, su base volontaria, di circa 3.900 persone del Gruppo risultante dall’acquisizione, nonché altre misure a salvaguardia dei posti di lavoro quali il ricorso alla mobilità territoriale e iniziative di formazione per la riqualificazione delle persone. Il contributo, anch’esso contabilizzato - sulla base del principio contabile IAS 20 - come apporto al conto economico, è pari a 1,285 miliardi di euro non sottoposti a tassazione. Tale importo sarà accantonato in un apposito fondo, tenuto conto degli effetti fiscali correlati all’utilizzo, e risulterà quindi neutrale per l’utile netto dell’esercizio;
-    garanzie pubbliche, per un importo corrispondente a 1,5 miliardi di euro dopo le imposte, volto alla sterilizzazione di rischi, obblighi e impegni che coinvolgessero Intesa Sanpaolo per fatti antecedenti la cessione o relativi a cespiti e rapporti non compresi nelle attività e passività trasferite. Resta fermo che le banche in liquidazione coatta amministrativa risponderanno dei danni derivanti dal contenzioso pregresso nonché da quello relativo alla disciplina sull’acquisto di azioni proprie e/o sui servizi di investimento, ivi compreso quello promosso da soggetti che abbiano aderito, non abbiano aderito ovvero siano stati esclusi dalle cosiddette “Offerte Transattive” e dagli “Incentivi Welfare”;
-    imposte differite attive delle banche acquisite pienamente usufruibili da Intesa Sanpaolo;
-    il diritto per Intesa Sanpaolo di modificare il perimetro dell’operazione dopo la data di esecuzione ove necessario al fine di ottenere le incondizionate approvazioni  antitrust.

Il contratto include una clausola risolutiva, che prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l’operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge.



 DECRETO-LEGGE 25 giugno 2017, n. 99. Disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A.


CARI SOCI NON FATEVI PRENDERE DA RABBIA E ILLUSIONI

Carissimi soci,

nella riunione del Consiglio Direttivo di ieri sera è emersa l’opportunità di

  • fare alcune importanti precisazioni in un momento assai delicato per le due ex popolari venete a pochi giorni dalla conclusione della offerta transattiva;
  • chiarire la vera natura del vivace scambio di battute – illustrato dalla stampa in modo non del tutto corretto - nell'incontro del 9 marzo a Treviso fra il nostro vicepresidente Francesco Celotto e l’avv. Andrea Arman del coordinamento don Torta , causato da una profonda divergenza in merito alla transazione in corso.

La nostra associazione è nata con lo scopo di dare una informazione seria, neutrale e professionale ai soci di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Non è nostro interesse vendere tessere, nè spingere i soci a sottoscrivere mandati per studi legali al fine di avviare cause.

Il nostro unico scopo è sempre stato quello di fornire gli strumenti che possono consentire ai soci di decidere e districarsi in una situazione oggettivamente difficile per risparmiatori in grandissima parte di elevata età media e non esperti nel settore, essendo privi di adeguata cultura finanziaria e di competenze.

Premesso tutto ciò non possiamo non notare come nel variegato arcipelago di gruppi, comitati, associazioni che dicono di difendere i soci ci siano situazioni non del tutto coerenti con le proclamazioni di intenti manifestate in ogni occasione dai relativi leader.

Da una parte ci sono avvocati che continuano a spingere per la causa penale chiedendo di sottoscrivere un esposto presso le procure di Treviso o Vicenza. A che serve a questo punto presentare esposti in procura quando ce ne sono già migliaia, se non per ingolfare due procure già oberate di lavoro, con organici sottodimensionati?

Non serve a nulla anche perchè il processo penale cadrà probabilmente in prescrizione e la liquidazione del danno per i soci che si costituiscono parte civile andrà fatta in separato procedimento civile che inizierà solo dopo la sentenza penale di primo grado. In questo modo il socio perderà almeno 3-4 anni inutilmente ripartendo, di fatto, da zero. Il giudice penale, infatti, non determinerà la liquidazione dei danni alle controparti civili perché spetta al giudice civile.

Molto meglio iniziare SUBITO la causa civile che va fatta valutando bene i pro e i contro, soprattutto tenendo conto di due variabili: la cifra che si perde rispetto al rimborso del 15% e il momento nel quale si sono acquistate le azioni, come ottimamente spiegato dal nostro consulente dott. Rocca dello “Studio legale Rocca” di Milano durante l'incontro del 9 marzo a Treviso.

Riteniamo pertanto doveroso farvi presente che la posizione dell’avv. Arman ci è apparsa di totale rifiuto alla proposta di adesione. Legittima, per carità, ma tale rifiuto non accompagnato da alcuna alternativa concreta non può non far riflette seriamente. Ci sembra infatti che la sua generica idea di creare un movimento popolare che porti avanti discorsi di carattere etico non dia alcun ristoro ai soci azzerati.

Cari soci capiamo la rabbia e la frustrazione che avvertite, ma la realtà è oggi di fronte a voi in tutta la sua crudezza.

Non fatevi fregare una seconda volta da illusionismi privi di proposte precise e carichi di speranze campate in aria. La vostra sete di giustizia è legittima e sacrosanta, ma bisogna tener presente che la rabbia è una pessima consigliera.

Se avete ragionevoli possibilità di vincere, rifiutate il 15% proposto e fate causa. 

Su questo punto insistiamo con la massima franchezza: non fatevi prendere dall’ emotività e non cullate vacue illusioni. Vi porterebbero a nuove cocenti delusioni.

Consiglio direttivo associazione soci banche popolari venete

Enzo Guidotto presidente

Francesco Celotto vicepresidente

Gianni Miazzo segretario

Alessandro Mursia tesoriere

Ivana Bresolin consigliere

Piero Guidotto consigliere

Stefano Prevedello consigliere



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Proposta dell'Associazione


lettera al CSM


Lettera al Procuratore Generale - Venezia




                          ASSOCIAZIONE SOCI BANCHE POPOLARI VENETE

IL PRESIDENTE

Preg.mo Dottor ANTONINO CAPPELLERI

Procuratore della Repubblica

VICENZA

Castelfranco Veneto, 21 giugno 2016

Oggetto – Andamento e prospettive dell’inchiesta sulle responsabilità degli ex amministratori della ‘Banca Popolare di Vicenza’.

Signor Procuratore,

il recente suicidio del pensionato Antonio Bedin ed il riemergere sui media di notizie su vicende di un passato non troppo lontano che ebbero come protagonisti, da un lato i vertici della ‘Banca Popolare di Vicenza’ dell’epoca, ‘in primis’ il suo presidente Gianni Zonin, e dall’altro - con differenti ruoli professionali e divergenti valutazioni -  la dottoressa Cecilia Carreri ed altri magistrati, qualcuno dei quali ancora in servizio nel Palazzo di Giustizia di Vicenza, rendono indilazionabile secondo la nostra Associazione una presa di posizione pubblica, netta e precisa della Procura sull’andamento e sulle prospettive dell’inchiesta riguardante le gravi responsabilità dei precedenti amministratori della citata banca.

Tale convinzione è basata sul fatto che quello di Antonio Bedin non è il primo suicidio di soggetti particolarmente esposti a certe scelte perché esasperate dalla situazione nella quale sono venuti a trovarsi: vittime di raggiri bancari, di inadeguati controlli sull’esercizio del credito da parte delle competenti autorità d’alto loco e di interventi giudiziari – a quanto pare, stando alle rivelazioni della dottoressa Cecilia Carreri – boicottati in passato ed oggi ritenuti troppo lenti.

Elena Bertorelli, delegato nazionale della ‘Casa del Consumatore’, ha dichiarato recentemente sulla stampa: «Purtroppo siamo venuti a conoscenza di un tentativo di suicidio da parte di una 75enne e di un suicidio da parte di un signore di 49 anni che si è spento il giorno 8 giugno dello scorso anno. Entrambi sono azionisti di BpVi». Per quanto riguarda il tentativo di suicidio, «una famiglia dell’alto Vicentino si è rivolta a noi dopo che l’anziana madre, scoperta la verità sul fatto di aver perso i risparmi di una vita, è caduta in una profonda disperazione tanto che una notte si è alzata e ha assunto tutti i farmaci che ha trovato in casa per poi cadere al suolo. Ora è in trattamento farmacologico per depressione. La signora aveva lasciato due scritti. In uno fa espresso riferimento “alla banca”: gli scritti sono stati consegnati ai Carabinieri che li hanno trasmessi in Procura».

E’ noto che, soprattutto gli anziani sono particolarmente esposti a situazioni del genere, come dimostra l’ allarmante dichiarazione apparsa sulla stampa di Emilia Laugelli, responsabile dell’unità di Psicologia Clinica Ospedaliera dell’ospedale di Santorso della Ulss 4, nonchè coordinatrice - in collaborazione con il professor Gianpiero Turchi, docente alla facoltà di Psicologia della Università di Padova - del progetto “inOltre: la salute degli imprenditori” nato su input della Regione Veneto, nel quale operano ben dieci psicologi che 24 ore su 24 tengono attivo un numero verde (‘Numero verde anti suicidi o anti crisi’) che risponde alle chiamate di persone colpite dalla crisi economica. «Le persone anziane – spiega la Laugelli - quelle che hanno lavorato una vita sono soggetti ad alto rischio. Si tratta di gente che ha condotto una esistenza spesso riservata nell’ambito della quale il lavoro duro portato avanti frequentemente nell’ambito esclusivo della cerchia familiare ha costituito un valore importantissimo, quasi assoluto. Di fronte ad eventi come il collasso delle banche queste persone si trovano di fronte al crollo di un mondo in cui riponevano attese e aspettative».

Questi due casi di suicidio si aggiungono a quelli di decine di piccoli e medi imprenditori che negli ultimi anni hanno deciso di farla finita per le difficoltà finanziarie delle loro aziende dovute anche al rifiuto di concessione di prestiti da parte di varie banche.

Troppi responsabili della gestione eccessivamente restrittiva del credito e di raggiri a danno di soci e clienti, nei confronti dei quali sono stati ipotizzati comportamenti penalmente rilevanti, anche gravi, non hanno invece assunto la responsabilità dei loro comportamenti attraverso provvedimenti restrittivi della libertà personale.

In questo contesto, relativamente alla situazione della ‘Banca Popolare di Vicenza’, la nostra Associazione si permette di far presente che la dottoressa Cecilia Carreri, per l’esperienza acquisita da magistrato proprio a Vicenza - anche relativamente ad un’inchiesta, tra il 2002 e il 2003,  a carico del presidente dell’epoca stessa banca Gianni Zonin - ha dichiarato in un’intervista al ‘Corriere del Veneto’ del 19 scorso: «Devo notare la grande differenza di interventi e di risultati di altre Procure rispetto a quella di Vicenza che, in casi analoghi, hanno adottato diverse condotte investigative e cautelari, più sollecite e incisive, soprattutto in rapporto all’estrema gravità dei fatti […]. Da circa un anno pur nel rispetto del segreto delle indagini, non si vedono risultati. A Vicenza c’è troppa inerzia, ma qualcuno deve pur pagare per quello che è accaduto».

«Per reati di questa gravità e danni così rilevanti ai risparmiatori – ha sottolineato nella conclusione la dottoressa Carreri - è previsto il carcere».

La nostra Associazione ha avuto modo di accertare che questa versione e le notizie dei due suicidi e del tentato suicidio già citati hanno suscitato diffusa e profonda impressione non certo positiva, oltre che nei soci della banca, nell’opinione pubblica che segue la complessa vicenda con notevole sensibilità civica, convinta che l’ affermazione della Carreri sia da riferire al rischio di fuga e/o di inquinamento delle prove da parte di indagati, data la “benevolenza” che soprattutto Gianni Zonin avrebbe avuto – secondo la dottoressa - in passato in ambienti giudiziari, le influenze maturate nel tempo in vari organismi ed ai favori concessi a persone influenti dallo stesso. In passato, ad esempio, la stampa ha dato notizia che in Sicilia nella ‘Banca Nuova’, facente parte del ‘Gruppo Banca Popolare di Vicenza’, sono stati assunti familiari e parenti di uomini politici e di magistrati.

Sempre secondo i pareri raccolti fra la gente, la nostra Associazione ritiene che la misura auspicata dalla dottoressa Carreri («Per reati di questa gravità […] è previsto il carcere») potrebbe creare le condizioni per la realizzazione di opportuni e tempestivi approfondimenti consentendo l’accelerazione dei tempi dell’inchiesta e scongiurando il pericolo, paventato dai più, che alla fine tutto possa andare in fumo per via della prescrizione. A tal scopo la nostra Associazione ha già proposto nei mesi scorsi al Ministro della Giustizia Orlando di creare un vero e proprio pool di esperti finanziari che coadiuvino nelle inchiesta sulla ‘Banca Popolare di Vicenza’ i magistrati della Procura.

In attesa di quanto richiesto, le auguriamo buon lavoro e porgiamo cordiali saluti.

                                                                                                               Prof. Vincenzo Guidotto

                                                                                            Presidente Associazione Soci Banche Popolari Venete

                                                                                            www.assopopolarivenete.it  info@assopopolarivenete.it 

  

EMENDAMENTI DA PROPORRE PER INSERIMENTO IN LEGGE FINANZIARIA 2018

Premesso che la relazione ministeriale che accompagna il dl 99 convertito in legge nr 121 il 31 luglio 2017 prevede che l'avanzo di gestione della liquidazione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sia pari ad 1 miliardo di euro la associazione soci banche popolari chiede che tale somma venga assegnata ai soci azzerati per risarcirli almeno in parte.

ART 1 :

La SGA spa ( Società gestione attivi) è autorizzata ad emettere obbligazioni ordinarie (senior) a favore dei soci di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

La obbligazione sarà emessa alla pari(100), avrà durata quinquennale con scadenza 31.12.2023 e un tasso di interesse fisso pari allo 0,5% lordo annuale .

La emissione obbligazionaria SGA 01.01.2018/31.12.2023 sarà pari ad un ammontare massimo di 1000 milioni di euro così suddivisi: 127 milioni assegnati ai soci esclusi dalla opt di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, 175 milioni ai soci inclusi nella offerta pubblica di transazione che non accettarono la opt, 698 milioni a tutti i soci delle due banche (204.000). La obbligazione in oggetto verrà conferita ad ogni socio con un tetto massimo pari a 500.000 euro di capitale investito in azioni (valorizzate al prezzo di acquisto).

Dalla assegnazione sono esclusi i soci che hanno in corso cause legali o accordi transattivi con le due banche in liquidazione e le società di capitali

ART 2

La Banca d 'Italia conferisce in apposito fondo denominato "Fondo Risparmiatori vittime di reati finanziari" la somma pari a 1 miliardo di euro destinato ai soci di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

La somma sarà conferita in rate annuali pari a euro 200 milioni ciascuna per gli anni 2018-2019-2020-2021-2022 per un totale di 1 miliardo e sarà finanziata dagli utili della banca stessa.

Ai soci in condizioni di difficoltà economiche ( i cd casi sociali), individuati da una speciale commissione nominata dal ministero dell'economia in collaborazione con le associazioni dei soci, verranno destinati 100 milioni di euro liquidabili per intero a ciascun socio destinatario di tale misura già nel corso dell'anno 2018.

La somma in oggetto verrà conferita ad ogni socio con un tetto massimo pari a 500.000 euro di capitale investito in azioni (valorizzate al prezzo di acquisto).

Dalla assegnazione sono esclusi i soci che hanno in corso cause legali o accordi transattivi con le due banche in liquidazione e le società di capitali.

ART 3

Le somme ricevute dai soci di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza a seguito della offerta pubblica di transazione (o.p.t.) non sono considerate reddito imponibile e non sono quindi soggette alla imposta sul reddito delle persone fisiche.


DECRETO-LEGGE 25 giugno 2017, n. 99. Disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A .

(Egregio associato,

con la entrata in vigore del dl del 27 giugno ( di cui trovi copia nella sezione del sito alla pagina http://www.associazionesocibanchepopolari.it/docum... ) Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sono soggetti in liquidazione coatta amministrativa.

I relativi procedimenti legali a carico degli stessi sono sospesi da ieri e la unica possibilità per recuperare le somme perse con l'azzeramento delle azioni è quella di insinuarsi nel passivo degli istituti.

Per fare ciò occorre che il socio invii una comunicazione ai commissari liquidatori ENTRO E NON OLTRE 60 giorni dall'avvio della procedura di liquidazione coatta amministrativa.

Il nostro studio legale è a disposizione per attivare la procedura per la quale è sufficiente contattare lo stesso comunicando i propri dati.

Consigliamo a tutti anche a chi ha accettato la transazione di insinuarsi nel passivo.

Per ulteriori informazioni contattate al più presto il nostro legale Pietro Guidotto ( cellulare 345-6589770 , mail avv.guidotto@gmail.com )

Distinti saluti

Prof Enzo Guidotto

Presidente Associazione Soci Banche Popolari


COMUNICATO STAMPA: NO REGALI A INTESA, SI A INTEGRALE INTERVENTO DI STATO PER SALVARE VENETO BANCA E BPVI

La associazione soci banche popolari esprime la propria netta contrarietà alla operazione di acquisto simbolica da parte di Banca Intesa di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

Più che una vendita appare un regalo dato che l'istituto guidato da Carlo Messina si è offerto di acquistare solo la parte buona delle due banche, lasciando fuori i crediti in sofferenza (npl) che verrebbero fatti confluire su una apposita bad bank, ricapitalizzata dallo Stato. In questo modo tutto viene scaricato sulle spalle dello Stato e dei vecchi soci che verrebbero azzerati insieme ai detentori dei bond subordinati. Una beffa atroce per che comporterebbe la perdita di tutto il capitale senza alcuna possibilità di recupero in futuro e con il serio pericolo di vedere sfumare anche eventuali azioni legali intraprese per la pratica assenza di capitale aggredibile in capo alla bad bank, il cui unico asset sarebbero gli 8 o 9 miliardi di crediti in sofferenza conferiti per ripulire la good bank regalata a Banca Intesa.

La nostra associazione  propone che l'aumento di capitale sia integralmente sottoscritto dallo Stato, nazionalizzando di fatto le due banche. Inutile buttare soldi per ricapitalizzare la bad bank.

Proponiamo nel dettaglio:

1) accantonamenti sui crediti in sofferenza per non meno di 3.5-4  miliardi in modo da portarli all'80% circa sul totale;

2) creazione di un fondo esuberi per 1 miliardo circa;

3) gestione in house del recupero crediti in modo da spuntare un prezzo migliore del 20% che attualmente il mercato è disposto a pagare;

4) previsione di un warrant futuro per i vecchi soci se il recupero dei crediti in sofferenza fosse superiore a una certa percentuale.

Crediamo che in questo modo tra 3-5 anni le due banche fuse potrebbero ritrovare la redditività e essere messe sul mercato con un utile per lo Stato.

La comunità europea ha chiesto un apporto privato di 1 miliardo che in questo momento, a meno di non regalare gli assets buoni dei due istituti  a Banca Intesa, non si trovano.

Dobbiamo quindi forzare una soluzione utile al territorio e ai soci. Non possiamo sempre subire le decisioni dell'Europa dobbiamo cercare di imporre questa volta i nostri interessi.

Che evidentemente non coincidono con chi vuole comprarsi per un euro due banche con oltre 40 miliardi di impieghi e attivi.

Facciamo un appello ai politici, veneti in primis, perchè non accettino compromessi al ribasso, disponibili da subito a un confronto serio sulla nostra proposta.

Arrivati a questo punto non vediamo altre soluzioni che non siano quella di passare armi e bagagli allo stato, con un piano industriale preciso e rigoroso e con l'obiettivo di riportare in utile la nuova Banca del Nord-Est in tempi rapidi.

Francesco Celotto

ufficio stampa

Associazione Soci Banche Popolari



Lettera aperta : Caro socio Veneto Banca e Popolare di Vicenza guardiamo in faccia la realtà

Caro socio dopo la presentazione di offerta transattiva avvenuta il 9 gennaio è arrivato il momento a mente fredda di valutare se prendere o lasciare i soldi che Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza ti offrono. Sono tanti o sono pochi il 15% o 9 euro?

Dipende da quanto è il capitale investito, dalla situazione personale. Questa è una valutazione che ognuno farà una volta calcolata la perdita, considerando anche le alternative in campo.

Partiamo dal presupposto che al di sotto di certe cifre conviene accettare la offerta transattiva considerando anche la correlata proposta commerciale sulle somme depositate e vincolate per 3 o 10 anni. Calcolando anche gli interessi sui tali depositi si arriva a una percentuale di recupero attorno al 25% che aumenta considerevolmente se si deposita il massimo consentito e cioè fino a 5 volte quanto ricevuto a titolo di risarcimento. In tal caso si arriva a una percentuale vicina al 50% (nel caso ovviamente di deposito a 10 anni) .

Se invece si preferisce perseguire la via legale (causa civile) va considerato che i tempi possono essere lunghi (per la sentenza di primo grado si va dai 3 ai 5 anni) e in caso di soccombenza i costi pesanti. Il socio soccombente sarebbe infatti condannato a pagare anche le spese legali della banca.

Si tratta a titolo esemplificativo per una causa di importo pari a 50.000 euro di non  meno di 12.000 euro tra costi diretti (il proprio avvocato e i bolli previsti per legge) e indiretti ( l'avvocato della controparte, cioè della banca). Parlo di costi minimi che aumentano ovviamente all'aumentare dell'ammontare della somma di cui si chiede il risarcimento.

Nel caso di vincere la causa non è detto che la banca venga condannata a risarcire l'intero petitum .

In ogni caso dalla somma versata andranno detratti i costi legali sostenuti (bolli e il 12% in media come success fee riconosciuto al legale) .

Ricordo poi che le eventuali cause civili hanno possibilità di successo per quei soci che hanno acquistato azioni dal 2012 in poi profilandosi a carico della banca una violazione per false comunicazioni sociali quando non addirittura il falso in bilancio e la truffa (molto piu' difficili da dimostrare in ogni caso). Per chi ha acquistato prima del 2012 la possibilità di adire alla giustizia e vincere non risultano molto alte, anzi. Con il rischio di un salasso da pagare a titolo di spese legali come spiegato sopra. Senza contare che se le banche venissero sommerse da cause legali e le perdessero tutte non è detto che sarebbero in grado di far fronte a tutti i risarcimenti richiesti.

Le due banche accumulano infatti perdite pesanti e hanno una carenza di capitale stimabile in non meno di 5 miliardi tra costi di ristrutturazione del personale e necessari ulteriori accantonamenti per far fronte alle svalutazioni sui crediti deteriorati netti pari a 10 miliardi.

Se la operazione di transazione con i soci non andasse in porto i soci probabilmente non vedranno neppure il 15% dato che il passo successivo sarà l'intervento dello stato nel capitale della nuova banca che nascerà dalla fusione.

Il processo di rilancio possibile doloroso e lungo da attuare (a mio avviso non meno di 5 anni) sarà possibile solo se le banche avranno la capacità di attirare clienti e depositi.

In tale senso mi sembra che la operazione di transazione vada nella giusta direzione con i depositi vincolati che ricordo non potranno essere rinegoziati dalla banca e sono protetti dalla garanzia interbancaria fino a 100.000 euro.

Per concludere caro socio fatti molto bene i conti in tasca, calcola i costi-benefici con l'ausilio di una associazione o di un professionista e non farti prendere dalla emotività o dai facili discorsi di chi in modo del tutto avulso dalla realtà chiede la restituzione delle intere somme. 

Caro socio guarda in faccia la realtà senza credere a facili illusioni e poi decidi.Hai tempo due mesi.


sabato 4 giugno 2016

Popolari Venete: la unica via possibile per recuperare rapidamente i soldi persi.

Dopo aver sentito tante chiacchere, tanti discorsi da bar, tante promesse fasulle di tavoli e conciliazioni, tante azioni legali di dubbia praticabilità suggeriamo ai soci la unica via possibile per recuperare i soldi investiti nelle azioni delle Popolari : ricorrere al nuovo arbitro per le controversie finanziarie presso la Consob.

Per maggiori dettagli leggete qui.

Il nuovo arbitro puo' risolvere controversie fino a 500.000 euro, non costa nulla (a parte l'eventuale ricorso ad un avvocato per preparare una memoria) e decide se accogliere o meno il reclamo entro 90 giorni. Il reclamo va inviato in via telematica. La banca è obbligata a sottostare alla decisione del risparmiatore mentre questi puo' decidere o meno se accettare. Nel caso di accettazione la controversia si chiude in forma exragiudiziale con contestuale rinuncia da parte del risparmiatore a qualsiasi azione legale contro la banca. 

Il risparmiatore puo' decidere di adire all'arbitro per controversie riguardanti titoli acquistati negli ultimi dieci anni cioè dal 2006 in avanti. Per titoli acquistati precedentemente scatta la prescrizione.

La associazione soci banche popolari venete attiverà a breve degli sportelli di assistenza per i soci sul territorio a Bassano, Castelfranco e Treviso, assistendo con il suo staff legale, tutti coloro che intenderanno attivare la procedura che inizierà ad operare dopo l'estate. Ci attendiamo quindi le prime sentenze entro la fine dell'anno.

Per attivare la procedura è necessario inviare formale lettera di messa in mora alla banca, interrompendo la prescrizione. La associazione è a disposizione per fornire la assistenza necessaria per predisporre la lettera e analizzare le singole posizioni dei soci in base alla documentazione.

Per maggiori info non esitate a scriverci: info@assopopolarivenete.it.



6 maggio 2016

Comunicato stampa

La associazione soci banche popolari venete augura un buon lavoro al nuovo presidente di Veneto Banca Ambrosini. Chiediamo che il nuovo cda proponga, come promesso a caldo ieri sera, in tempi rapidi alla prossima assemblea post aumento di capitale, la azione di responsabilità contro gli ex amministratori della banca. Da troppo tempo si tergiversa su questo delicato punto che non puo' essere di secondaria importanza. In merito alla assemblea di ieri ribadiamo quanto affermato nel corso dell'intervento del vicepresidente Celotto.

Il bilancio 2015 contiene diversi elementi dubbi ma uno su tutti ci lascia profondamente perplessi.

Le sofferenze lorde sono ancora elevate e pari a 5 miliardi: quando verranno spesate? A quanto?

Il coverage dei crediti deteriorati di Vb è il piu' basso tra le maggiori banche italiane.( 37,8% contro una media del 44,5%). La banca ha un pessimo Texas Ratio (rapporto tra crediti deterioratilordi e patrimonio tangibile più accantonamenti) pari al 225,7% (media di sistema 159,1%), secondo solo a MPS. Questo comporta che nei prossimi anni si dovranno fare ulteriori pesanti svalutazioni vanificando almeno parzialmente l'aumento di capitale da un miliardo per cui il patrimonio netto tangibile della stessa è già oggi inferiore all'aumento di un miliardo.

Come mai la copertura dei crediti deteriorati è così bassa? Forse solo per presentare un bilancio meno brutto in vista della borsa? In merito alle sofferenze chiediamo se e quanti crediti siano stati concessi agli attuali e ai precedenti amministratori della banca e a chi siano stati concessi crediti rilevanti ( oltre 500.000 euro), soprattutto ai primi 1000 soci della banca. A fronte di quali garanzie e a che condizioni sono stati concessi tali rilevanti finanziamenti? Esigiamo su questo punto una azione di assoluta trasparenza e una immediata informativa da parte dell'attuale management. In futuro non dovranno piu' essere concessi crediti ai membri del cda, anche e soprattutto a quelli del nuovo cda, che pare siano legati a gruppi che hanno significativi importi di crediti in sofferenza (pari a quasi 400 milioni) con la banca. Su questo punto esigiamo chiarezza dal nuovo presidente Ambrosini.

Date queste premesse riteniamo assai problematica la operazione di quotazione in borsa. Chi tra grandi e piccoli investitori aderirà all'aumento di capitale di un istituto che oggi vale meno dell'aumento stesso con la quotazione in borsa che, se avverrà, sarà certamente inferiore al collocamento?

Di sicuro non le grandi banche italiane che già oggi scontano uno scenario settoriale estremamente negativo con il rischio di pesanti impatti sui propri indici patrimoniali. Forse vi aderiranno i soci aderenti alla associazione "Per Veneto Banca", che ha promosso la lista vincente per il nuovo cda?

Attendiamo dei chiarimenti in merito dal presidente Ambrosini.





Questa la nostra posizione in merito ai punti all'ordine del giorno della assemblea del 5 maggio di Veneto Banca

1) Bilancio 2015

Il bilancio 2015 contiene diversi elementi dubbi ma uno su tutti ci lascia profondamente perplessi.

Le sofferenze lorde sono ancora elevate e pari a 5 miliardi: quando verranno spesate? A quanto?

Il coverage dei crediti deteriorati di Vb è il piu' basso tra le maggiori banche italiane.( 38% contro una media del 45%). La banca ha un pessimo Texas Ratio (rapporto tra crediti deteriorati lordi e patrimonio tangibile più accantonamenti) pari al 225,7% (media di sistema 159,1%), secondo solo a MPS. Questo comporta che nei prossimi anni si dovranno fare ulteriori pesanti svalutazioni appesantendo il bilancio, vanificando almeno parzialmente l'aumento di capitale da un miliardo per cui il patrimonio netto tangibile della stessa è già oggi inferiore all'aumento di un miliardo.

Come mai la copertura dei crediti deteriorati è così bassa? Forse solo per presentare un bilancio meno brutto in vista della borsa?

In merito alle sofferenze chiediamo se e quanti crediti siano stati concessi agli attuali e ai precedenti amministratori della banca e a chi siano stati concessi crediti rilevanti ( oltre 500.000 euro), soprattutto ai primi 1000 soci della banca. A fronte di quali garanzie e a che condizioni sono stati concessi tali rilevanti finanziamenti? Esigiamo su questo punto una azione di assoluta trasparenza e una immediata informativa da parte dell'attuale management. In futuro non dovranno piu' essere concessi crediti ai membri del cda

2) elezione nuovo cda.

Allo stato attuale non ci è possibile indicare il voto per nessuna delle due liste. Quella che fa capo all'attuale cda non ha presentato un credibile piano industriale ed è ancora in parte eredità della gestione Consoli.

Quella presentata dalla cordata avversaria non ha presentato ad oggi alcun piano industriale ed è portatrice di un macroscopico conflitto di interessi essendo legata a gruppi che hanno crediti con l'istituto in sofferenza per 400 milioni circa. Non sono quindi liberi e indipendenti e ci chiediamo quando intendano restituire questi ingenti finanziamenti ricevuti a fronte della sottoscrizione di importanti quote della banca oggi pesantemente svalutate. A che condizioni hanno ricevuto questi finanziamenti? A fronte di quali garanzie? Come mai non hanno sentito, per una questione di doverosa trasparenza, la necessità di informare la assemblea dei soci in merito a questa situazione?

Come è la situazione dei crediti in sofferenza delle consociate estere? Quanti finanziamenti rilevanti sono stati concessi a società riconducibili a imprenditori italiani?

Per queste ragioni proponiamo lo stop immediato alla quotazione di borsa e la sottoscrizione dell' aumento di capitale da parte del fondo Atlante con contestuale nomina di un nuovo cda interamente rinnovato che metta sul mercato la banca, attraverso una ipo, dopo il completo risanamento della stessa in un arco temporale di 18-24 mesi. Non ci sono le condizioni per la quotazione memori anche di quanto avvenuto con la fallita IPO della Banca Popolare di Vicenza. Chi sottoscriverebbe in queste condizioni il 25% dell'aumento di capitale, pari a 250 milioni, necessario per assicurare il flottante minimo per dare il via libera alla quotazione? Nessuno o quasi.

3) emolumenti dei membri del cda.

Come è possibile che una banca sostanzialmente quasi fallita paghi al proprio amministratore delegato Carrus 1,2 milioni di euro all'anno di stipendio?

Se il compenso è in linea con il mercato non lo è di certo la performance della banca per gli azionisti

Il nuovo cda dovrà quindi accontentarsi di un compenso in linea con la situazione attuale della banca.

Un generoso piano di stock option legato ai risultati e agli obiettivi raggiunti, non automatici compensi non in linea con la redditività della banca.

Se chi gestisce è bravo la azione ricevuta in compenso aumenterà di valore. Altrimenti resterà come i soci con un pugno di mosche

4) azione di responsabilità contro i vecchi vertici:

si, subito e senza indugi.

Chiediamo inoltre un confronto chiaro e immediato in merito a:

1) tavoli di conciliazione promessi da Bolla: quanto prevede la banca di destinare per chiudere le controversie con i soci? Che tipologia di soci prevede di rimborsare? Perchè riservare i tavoli solo alle associazioni dei consumatori e non anche a quelle dei soci? Ci attendiamo la convocazione di tutte le associazioni dei soci per coinvolgere il maggiore numero possibile dei soci e non solo una parte

2) come intende procedere la banca con i soci autofinanziati ?( soci che hanno ricevuto finanziamenti per l'acquisto di azioni che adesso valgono quasi zero e controgarantivano i finanziamenti)

3) dismissioni partecipazioni rilevanti in BIM e vendita consociate estere

A che punto sono le trattative? Quanto si pensa di realizzare da tali dismissioni e in che tempi?



COMUNICATO STAMPA

FLOP AUMENTO DI CAPITALE POPOLARE DI VICENZA

L'aumento di capitale di BPVi è stato sottoscritto solo per il 10% circa. Un vero flop. Neppure gli investitori istituzionali hanno creduto alle parole dell' amministratore delegato Iorio. A questo punto Atlante sottoscriverà l'inoptato pari al 90% circa. Ci auguriamo che Atlante faccia piazza pulita dell'attuale squalificato cda e vera pulizia nei conti. I crediti deteriorati sono pari a 9 miliardi circa e quindi l'aumento di capitale potrebbe andare presto bruciato. Sarebbe stato meglio fin dal principio lanciare il fondo Atlante e mettere in sicurezza le due Popolari nostrane quotandole in un secondo tempo.  Serve svoltare pagina, attivare i tavoli di conciliazione per i soci derubati e risanare la banca. Borsa o no questa banca oggi vale zero. Difficile che con un flottante così ridotto (sotto il 10%) la Consob autorizzi la quotazione in borsa anche se, in casi particolari, sono previste deroghe al recquisito minimo del 25%.

Si può vendere la banca, fonderla,spezzettarla o, una volta ristrutturata, si può fare una Ipo a un prezzo più alto dei 10 centesimi di euro attuali.

Secondo Penati, presidente di Questio sgr, proprietaria del fondo Atlante che da oggi detiene oltre il 90% delle azioni, per la ristrutturazione di una banca ci vogliono 3 anni, ma contano di riuscirci anche in 18 mesi. Affermazioni che, a prescindere da ogni considerazione sul merito, aprono un problema gigantesco sulla governance dell’istituto vicentino. Sarà Atlante, dall’alto del suo 90%, a dettare le strategie alla banca come lasciano intendere le affermazioni di Penati? E se così sarà, che ne è stato dell’impegno (scritto peraltro nel regolamento) a non assumere alcun ruolo di direzione e coordinamento sulle banche partecipate, né a sottoporle a direzione unitaria? Chi governerà la banca?

La Popolare di Vicenza dovrà convocare al più presto un’assemblea per il rinnovo del consiglio d’amministrazione e del collegio sindacale. Quaestio sgr ha assunto l’impegno formale a votare sulla nomina degli amministratori, attenendosi a stringenti criteri di indipendenza. Dunque di chi saranno espressione gli amministratori, posto che Atlante controlla oltre il 90% del capitale? Sarà la Bce a sceglierli o saranno i soci di minoranza vicentini, o il caso? Sono domande che al momento non trovano alcuna risposta e che rendono bene l’idea di quanti nodi occorrerà sciogliere nel post-intervento di Atlante. La priorità, infatti, era quella di evitare un disastroso bail-in con le sue ricadute sistemiche (la Vicenza è pur sempre la decima banca italiana) e sul territorio, rimandando a dopo tutte le altre questioni. Ci auspichiamo che nel prossimo cda possa finalmente trovare posto un autentico rappresentante dei piccoli soci. A tal fine lanciamo già da oggi la proposta di creare una vera piattaforma comune tra tutti i comitati e le associazioni espressione dei piccoli soci, affinchè trovino quella unità, fino ad oggi purtroppo mancata, per giungere alla definizione di comuni strategie e progetti per il futuro della Popolare e per il suo rilancio.

Associazione Soci Banche Popolari Venete




Alla c.a. Dott.sa Daniele Nouy

presidente del consiglio di vigilanza unico sulle banche presso la BCE

Egregio presidente,

siamo una associazione che rappresenta i piccoli soci delle banche Popolari Venete e cioè: Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

Le rappresentiamo tutta la preoccupazione dei nostri soci per la difficile situazione in cui versano i due istituti chiedendole di intervenire in merito ad alcune questioni.

Dalla stampa veniamo a conoscenza che la BCE ha richiesto a Veneto Banca di rinnovare il consiglio di amministrazione nel corso della prossima assemblea dei soci prevista per il 5 maggio 2016.

Iniziativa che ci lascia perplessi in quanto non capiamo il motivo di tale richiesta intervenuta per di piu' prima della quotazione della banca e pertanto senza conoscere il nuovo assetto proprietario che si verrà a formare.

Ci sembrava piu' logico attendere la quotazione per poi procedere alla nomina del nuovo consiglio.

Nel caso invece della Banca Popolare di Vicenza non condividiamo la decisione della BCE di non spingere per la sostituzione quantomeno dei due membri del cda condannati in primo grado ovvero i consiglieri Breganze e Marzotto di cui chiediamo, per motivi di opportunità, la immediata cessazione dall'incarico.

Non condividiamo questa palese difformità che nuoce soprattutto alla credibilità della Banca Popolare di Vicenza già duramente colpita da un sensibile calo degli impieghi e del numero di clienti e della raccolta.

Fra l’altro non riusciamo a comprendere come molte delle Vostre lettere, che riteniamo siano riservate, vengano riprese sistematicamente dalla stampa creando, specialmente in questo momento, ulteriore preoccupazione e turbativa di mercato.

Siamo preoccupati anche dalle possibili conseguenze dei tanti finanziamenti ricevuti dai soci per acquistare azioni delle banche stesse, fenomeno particolarmente rilevante nel caso della Banca Popolare di Vicenza.

Tali finanziamenti sono in molti casi contro garantiti dalle azioni stesse svalutate per circa il 90% del valore.

Cosa accadrà per quanto riguarda questi finanziamenti?

Verranno rinnovati?

O andranno ad incrementare ulteriormente il peso già altissimo dei crediti in sofferenza creando ulteriori perdite in bilancio? Diventeranno in altre parole crediti inesigibili?

Si tratta di somme importanti pari a circa 1 miliardo di euro per Banca Popolare di Vicenza e di 300 milioni circa per Veneto Banca. Somme che potrebbero bruciare in parte gli aumenti di capitale previsti creando la necessità di ulteriori dotazioni di capitale.

Chiediamo alla BCE di intervenire per risolvere i tanti casi dei soci finanziati che si trovano con un debito da onorare e allo stesso tempo con titoli pesantemente svalutati.

Serve una soluzione in grado di non danneggiare le banche e i soci coinvolti.

Dal quadro delineato ci pare completamente fuori luogo il piano di remunerazioni previsto per i vertici delle due banche.

Se tali compensi risultano in linea con quelli di istituzioni finanziarie di pari livello, è altrettanto chiaro che le banche in oggetto soffrono di perdite record che non giustificano in alcun modo questi trattamenti economici.

Una situazione che arreca un ulteriore e grave danno di immagine nel momento in cui 205.000 soci hanno perso circa il 90% del valore delle proprie azioni.

Su tale aspetto era di recente intervenuta anche Bankitalia la quale aveva emanato delle norme in merito ai tetti dei compensi dell’organo amministrativo.

Infine Le chiediamo di intervenire per sollecitare i cda delle due banche a proporre la azione di responsabilità verso i componenti attuali e dimessi del consiglio colpevoli del dissesto in cui versano i due istituti.

In attesa di una Sua cortese risposta Le porgiamo i nostri migliori saluti.

Data                                           Il Presidente dell’Associazione

31 Marzo 2016                           Proff. Enzo Guidotto

 

 

Associazione Soci Banche Popolari Venete

www.associazionepopolarivenete.it

e-mail:  info@assopopolarivenete.it


Informazioni per il ricorso all'ombudsman bancario per i soci di Veneto Banca e BPVi

L’Ombudsman - Giurì Bancario è un organismo collegiale di giudizio alternativo alla Magistratura Ordinaria, cui possono rivolgersi i clienti per risolvere gratuitamente le controversie con le banche e gli intermediari finanziari in materia di servizi di investimento ( compravendita di azioni, obbligazioni,titoli di stato, fondi comuni, polizze finanziarie,gestioni patrimoniali, etc.).

Rientra nella competenza dell’Ombudsman la richiesta di “risarcimento danni” per importi non superiori a € 100.000; l’operazione da cui scaturisce il “risarcimento danni”, però, può avere valore superiore ad €. 100.000.

La procedura per chiedere l'intervento dell'Ombudsman-Giurì Bancario 

Il cliente – non oltre due anni dall’operazione contestata - deve innanzitutto presentare un “reclamo” all’Ufficio Reclami della banca o dell’intermediario finanziario, che nel termine previsto (dalla banca o dall’intermediario finanziario stesso) dovrà far sapere se accoglie o meno il reclamo. Qualora il cliente non sia soddisfatto della risposta dell’Ufficio Reclami, o non riceva risposta nei termini previsti, può ricorrere, entro un anno dal reclamo, all’Ombudsman che decide entro 90 giorni, termine che può essere prolungato per avere la documentazione necessaria alla decisione. 

Il ricorso all’Ombudsman – totalmente gratuito - non priva il cliente del diritto di rivolgersi in qualsiasi momento all’Autorità giudiziaria, oppure richiedere una mediazione ad un organismo conciliativo, o sottoporre la questione ad un collegio arbitrale.Per richiedere un intervento dell'Ombudsman-Giurì Bancario clicchi qui.

La decisione dell’Ombudsman - Giurì Bancario, mentre non vincola il cliente, è vincolante per la banca e per l’intermediario finanziarioL’attività dell’Ombudsman - Giurì Bancario è disciplinata dal Regolamento

La sua origine

Fin dal 1993, sullo scorta della positiva esperienza maturata nel mondo anglosassone, le banche e gli intermediari finanziari hanno costituito l’Ombudsman - Giurì Bancario, organismo indipendente, per consentire ai propri clienti di ottenere una soluzione rapida, efficace e gratuita alle controversie. 

Molti si chiedono da dove derivi la parola Ombudsman : è un termine che prende il nome da un ufficio di garanzia costituzionale istituito in Svezia nel 1809 e letteralmente significa «uomo che funge da tramite». Individua quindi un difensore civico, una figura di garanzia a tutela del cittadino, che ha il compito di valutare (ed eventualmente accogliere) i reclami non accolti in prima istanza dall'ufficio reclami del soggetto che eroga un servizio.

La composizione del Collegio

Il collegio è composto da:

Presidente: nominato dal Presidente del Consiglio di Stato

Quattro componenti così designati:

  • uno dal Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU) di cui all’articolo 136 del d.lgs. 6 settembre 2005 n. 206, ovvero da tre associazioni di categoria scelte dal CNCU stesso fra quelle iscritte nell’elenco di cui all’articolo 137 del medesimo decreto legislativo;
  • uno da almeno tre delle seguenti associazioni rappresentative delle altre categorie di clienti: Confindustria (Confederazione Generale dell’Industria Italiana), Confcommercio (Confederazione Generale Italiana del Commercio, del Turismo e dei Servizi), Confagricoltura (Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana), Confartigianato (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato);
  • uno dall’Associazione Bancaria Italiana, scelto tra gli iscritti all’Ordine degli avvocati;
  • uno dall’Associazione Bancaria Italiana, scelto tra gli iscritti all’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.

I componenti del Collegio sono scelti tra persone di riconosciuta esperienza, indipendenza e professionalità. 



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